Si apre a Torino, a Palazzo Madama, la mostra sui tesori del patrimonio albanese

di Rossella Fabiani

Nell’estate del 1928, dall’acropoli di Butrinto, Luigi Maria Ugolini scriveva: “All’Italia, cui spetta l’incontestato vanto di avere fondato la scienza archeologica per opera della eletta schiera degli umanisti del nostro Rinascimento, si deve anche il merito delle prime ricerche archeologiche compiute in Albania”. E tra i libri pubblicati sotto gli auspici della Reale società geografica italiana, quello dell’archeologo Luigi Ugolini sull’Albania antica – oggi pressoché introvabile – più degli altri abbandona i larghi campi della pura geografia per inoltrarsi nei sentieri dell’archeologia e dell’etnografica che in questa regione dell’Adriatico orientale, più che altrove, sono aspri e sdrucciolevoli.
Così, nel lontano 1924, Ugolini ripercorre il cammino che cinque secoli prima, nel 1418, aveva tracciato il padre dell’archeologia, Ciriaco de’ Pizzicolli d’Ancona. Come obiettivi principali, Ugolini si propone di ricercare le remote antichità preistoriche delle quali non si aveva la ben minima notizia; inoltre di gettare un po’ di luce sulle ancora oscure vestigia illiriche; di studiare i monumenti classici, soprattutto quelli lasciati dalla romanità; infine d’indagare quanto vi potesse essere di vero nella tradizione letteraria che farebbe discendere da un unico ceppo etnico tanto gli euganei del Veneto, i messapi, iapigi e peucezi delle Penisola Salentina, quanto gli illiri d’oltre Adriatico. E a tale scopo percorre gran parte dell’Albania dalle montagne a settentrione di Scutari, fino ai confini meridionali.
A distanza di tanti anni quei magnifici reperti, riportati alla luce dalla missione archeologica italiana guidata da Ugolini come poi da tante altre missioni archeologiche arrivate sul posto francesi e inglesi, insieme ad altri reperti, rinvenuti successivamente, si potranno ammirare – dopo la mostra da poco conclusa a Roma – dal 24 gennaio nelle sale del Museo Civico d’Arte Antica a Palazzo Madama di Torino dove rimarranno esposti fino al 7 aprile. “Tesori del patrimonio culturale albanese”, questo il titolo, è un’esposizione che, oltre a celebrare i cento anni dell’indipendenza del Paese è anche un omaggio alla memoria dell’accordo archeologico italo-albanese firmato nel 1925, nonché un riconoscimento dell’amicizia esistente tra i due Paesi.
In pagina anche stralci dal numero speciale che la rivista “Il Veltro” ha dedicato al centenario dell’indipendenza dell’Albania (1912-2012) e all’influenza delle relazioni con l’Italia sulla nascita della coscienza nazionale albanese.

(©L’Osservatore Romano 24 gennaio 2013)