Aperto ieri a Roma il convegno dei presidi e dei direttori Issr Bruguès: la cultura teologica non è un lusso Galantino: occorre pensare in grande per studenti e docenti
DA ROMA MIMMO MUOLO – avvenire 10/3/2010
Per gli Istituti superiori di scienze religiose in Italia (Issr) è tempo di puntare decisamente in alto. Specie ora che, superata la fase della riorganizzazione, bisogna vincere la sfida della qualità. È questa la convinzione espressa ieri nella prima giornata del Convegno dei presidi delle Facoltà teologiche e dei direttori degli Issr, aperto a Roma con l’intervento del segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, monsignor Jean-Louis Bruguès e presieduta dal vescovo Franco Giulio Brambilla, presidente del Comitato per gli Studi superiori di teologia e di scienze religiose. Convegno che mira, come recita il suo tema, alle «verifiche » e alle «prospettive» del «cammino» di questi rinnovati Istituti accademici, i quali fanno parte a pieno titolo del cosiddetto Processo di Bologna, cioè l’insieme di norme che mirano a determinare la «casa comune europea dell’istruzione superiore». E dunque si iscrive in un processo che ha come finalità principale proprio quella di far crescere sempre più il livello qualitativo generale.
«La cultura teologica non è un lusso », ha ricordato monsignor Bruguès, citando un intervento di monsignor Carlo Colombo all’assemblea della Cei del 1967. Quasi 43 anni dopo, quell’intuizione conciliare è diventata l’obiettivo degli Issr, che – ha tenuto a precisare l’esponente della Curia Romana – hanno il compito di «promuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consacrate per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione nel mondo attuale». Gli Issr, perciò, sono «strumenti di crescita culturale, luoghi in cui la chiesa locale ha trovato e può continuare a trovare un supporto significativo alla propria azione evangelizzatrice ». Quindi possono diventare anche strumenti di dialogo con la cultura laica, soprattutto per recepire, ha detto il segretario del dicastero vaticano, «le domande che questo mondo pone alla elaborazione teologica ». Se questi sono i compiti, è evidente che l’impegno non può essere di seconda linea. Occorre, infatti, «pensare in grande», ha sottolineato monsignor Nunzio Galantino, responsabile del Servizio nazionale della Cei che si occupa degli Issr, per essere «punti di riferimento credibili ed affidabili per la comunità ecclesiale e per l’areopago culturale contemporaneo». Dunque è questa la direzione in cui devono muoversi gli Issr, se vogliono reagire alla «tendenza al ribasso» e «programmare» un ruolo adeguato alle esigenze di una «popolazione» dei circa 10 mila studenti che li frequentano e dei 2.500 docenti che vi insegnano.
Nel citare la Nota Cei di ricezione della recente Istruzione vaticana sugli Istituti, monsignor Galantino ha ricordato inoltre l’importanza che venga creata «una rete tra strutture di formazione per un efficace interscambio e per un’utile sussidiarietà tra luoghi e soggetti deputati alla formazione accademica sia del clero che dei laici». Tutto ciò, in linea sia con il recente documento su Chiesa italiana e Mezzogiorno, sia con gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio. In un passaggio del primo testo, ha sottolineato Galantino, «i vescovi affermano che i veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le persone. E le persone, come tali, vanno educate e formate», impegnandosi «in una nuova proposta di cui anche gli Issr sono chiamati a far parte, grazie alla qualità della loro offerta». Il cammino di verifica del Convegno è poi proseguito con la presentazione di tre esperienze particolari. Monsignor Andrea Toniolo ha tentato «un primo bilancio dei nuovi Issr all’interno della Facoltà teologica del Triveneto». «L’adesione al processo di Bologna – ha detto il preside della Facoltà teologica del Triveneto, – comporta non solo un salto formale o burocratico, ma anche e soprattutto sostanziale. E ciò sarà possibile con la creazione di un adeguato corpo docente». Analoghe le conclusioni di Natalino Valentini, che ha parlato dell’Issr «Alberto Marvelli» di Rimini e di monsignor Giuseppe Trapani, che ha illustrato la situazione siciliana, chiedendo che venga anche prodotta una manualistica ad hoc. Insomma l’avvio promette bene, ma non bisogna abbassare la guardia.