Sfida atomica

Sfida atomica del regime di Pyongyang

Seoul, 24. Il regime comunista di Pyongyang continua ad alzare il tono delle minacce contro le imminenti esercitazioni navali congiunte (inizieranno domenica nelle acque del Mar del Giappone) tra Washington e Seoul, dicendosi pronto a usare la propria "potente deterrenza nucleare" per fermarle. È quanto ha dichiarato la commissione per la Difesa nazionale, il massimo organismo decisionale guidato dal leader nordcoreano, Kim Jong-il, tornando a usare parole di fuoco contro quella che viene definita una provocazione. La sfida è stata lanciata poche ore dopo che il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, aveva invitato i Paesi asiatici al varo della stretta dei rapporti con la Corea del Nord. Pyongyang dapprima ha minacciato una "risposta fisica" come reazione alle manovre militari considerate una "violazione della propria sovranità". Successivamente, l’annuncio più esplicito e bellicoso: la Corea del Nord è pronta "a una guerra sacra di rappresaglia", ha scritto l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna citando la commissione della Difesa nazionale di Pyongyang. In una seconda nota diffusa dall’agenzia Kcna un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano ha affermato che la Corea del Nord è disposta ad avviare un dialogo con le potenze regionali. Il palcoscenico del nuovo scontro tra Washington e il regime comunista di Pyongyang, a conferma delle turbolenze destinate ad aumentare, è il Forum dell’Asean (l’Associazione delle Nazioni del sudest asiatico) sulla sicurezza regionale di Hà Nôi, in Viêt Nam, il più grande consesso di dialogo sulla sicurezza nell’area Asia-Pacifico. Hillary Clinton ha rimarcato che "la misura della solidità della comunità internazionale è la risposta che genera alle minacce dei Paesi aderenti, sia dei vicini sia nella regione". Gli Stati Uniti, appena mercoledì scorso, hanno annunciato nuove sanzioni contro Pyongyang ("tutte finalizzate a colpire il regime"), proprio mentre il capo della diplomazia statunitense era in visita nella Corea del Sud, sulla linea smilitarizzata al 38° parallelo che taglia in due la penisola coreana. Nel frattempo, le manovre militari congiunte tra Washington e Seoul, cui si aggiungerà per la prima volta assoluta il Giappone con il ruolo di osservatore, sono state decise come reazione all’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan (che ha causato la morte di 46 marinai), la cui responsabilità è stata attribuita al regime comunista di Pyongyang, che da parte sua ha sempre smentito ogni coinvolgimento. "Un messaggio per colpire la condotta aggressiva contro la Corea del Sud", ha ribadito Hillary Clinton che prenderà forma con lo schieramento della portaerei a propulsione nucleare Uss George Washington, di una ventina tra navi e sottomarini, di oltre 200 aerei e di un totale di 8.000 militari. Troppi mezzi e uomini, tanto da far irritare la Cina, il principale alleato di Pyongyang che paga l’effetto della crisi economica e delle sanzioni dell’Onu, che ha annunciato di aver acquistato i diritti d’uso di un ulteriore porto della Corea del Nord, quello di Chongjin, potenziando la presenza sul Mar del Giappone, dove avverranno le manovre tra Washington e Seoul. Intanto, nonostante la tensione nella penisola coreana, si terrà giovedì prossimo, 29 luglio, una terza riunione ("provvisoriamente concordata") tra il Comando Onu a guida statunitense di stanza a Seoul e la delegazione di militari nordcoreani, nell’ambito del confronto avviato la scorsa settimana sull’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan. Gli incontri, avvenuti "a livello di colonnelli" al villaggio di Panmunjon, all’altezza della frontiera tra le due Coree, hanno lo scopo di arrivare a una riunione "a livello di generali" per verificare, attraverso un "gruppo congiunto di valutazione", se la tragedia della Cheonan sia o meno violazione dell’armistizio del 1953 che chiuse la sanguinosa guerra di Corea. (L’Osservatore Romano – 25 luglio 2010)