Sei preti della diocesi reggiana caduti nella rete di un truffatore

Un uomo con chiaro accento meridionale, spacciandosi per un parrocchiano in difficoltà, ha convinto i sacerdoti a inviargli denaro. Trovava i numeri dei cellulari sul sito della diocesi. Già sporte denunce alle forze dell’ordine

REGGIO EMILIA – “Buongiorno don, sono Vincenzo”. “Vincenzo, chi?”, “il marito di Antonella, quello che abita vicino alla sua parrocchia”. Sono iniziate più o meno così le telefonate che un uomo, con chiaro accento meridionale, ha fatto a molti preti della diocesi di Reggio.

Soltanto nell’ultimo mese, sei sacerdoti sono caduti nel tranello. Quel Vincenzo non aveva nulla a che fare con la loro parrocchia, però durante la telefonata diceva di essere in difficoltà: una volta era rimasto a piedi in autostrada, una volta erano i libri di scuola per i figli, una volta altri guai, sicché al prete di turno venivano chiesti soldi. In certi casi, tanti soldi. “Se mi fa l’accredito su Paypal, don, poi le restituisco tutto appena mi arriva lo stipendio”. I reverendi, sovente anziani, forse spinti dalla volontà di non ignorare un parrocchiano che in realtà non ricordavano di avere, si sono prestati fino a quando qualche confratello più giovane, anch’esso contattato, ha scoperto la truffa e si è rivolto alle forze dell’ordine.

Il sedicente Vincenzo trovava i numeri dei cellulari dei sacerdoti sul sito internet della Diocesi, che ora valuterà se oscurare le utenze dei preti o almeno di quelli più facilmente vulnerabili. Secondo le prime ricostruzioni, il truffatore potrebbe essere un campano che probabilmente non ha cercato di raggirare soltanto sacerdoti reggiani. Dopo aver trovato il numero del cellulare, guardava sulla carta geografica una località o una strada appartenente alla parrocchia del prete preso di mira e, così, si spacciava con grande faccia tosta per un parrocchiano. Molti preti hanno immediatamente capito il gioco sporco, altri invece spinti dallo spirito di carità e confusi dall’abilità oratoria dell’uomo, hanno sganciato i soldi. Ora, almeno nel clero reggiano, il truffatore non dovrebbe più pescare altre vittime.

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