Sciltian, Annigoni e i Pittori della Realtà a Fermo

FERMO – E’ stata “l’ultima festa della pittura italiana”, secondo Vittorio Sgarbi la breve stagione dei ‘Pittori moderni della realtà’: Gregorio Sciltian, Pietro Annigoni e i fratelli Antonio e Xavier Bueno cercarono di rilanciare la grande tradizione della pittura italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale, in parallelo con la rinascita del Paese. A loro (e ai classici a ci si ispirarono) il sottosegretario alla Cultura ha dedicato una mostra, da lui curata insieme a Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, in corso a Palazzo dei Priori di Fermo fino al primo maggio 2023: “I Pittori della realtà.

Verità e illusione tra Seicento e Novecento”.
Un’ottantina di opere permette di rileggere e scoprire una particolare stagione dell’arte italiana del dopoguerra: un gruppo di artisti, dalle provenienze e storie più diverse, esordì nel 1947 scagliandosi contro il modernismo per difendere e recuperare la grande tradizione pittorica rifacendosi, in particolar modo, all’arte seicentesca, da Caravaggio alla pittura spagnola e fiamminga.
“Un’esperienza comunitaria e di ‘resistenza’ estetica ed etica, prima che politica” secondo Sgarbi, che si consumò nell’arco di cinque mostre tra il 1947 e 1949, anche alcuni lavori sono precedenti. In mostra opere di Sciltian, Annigoni, i fratelli Bueno, e inoltre Alfredo Serri, Giovanni Acci e Carlo Guarnieri, che si aggiunsero successivamente al gruppo, oltre a due capolavori di Giorgio de Chirico, il padre della Metafisica, fautore del “ritorno al mestiere”, che ebbe rapporti di stima reciproca con loro. Vengono inoltre presentate, a confronto con i moderni, lavori di artisti del Seicento e del Settecento: Alessandro Magnasco, il Maestro di Hartford, Giuseppe Recco e Carlo Magini, insieme alle opere della Pinacoteca Civica di Fermo, come “L’adorazione dei pastori” di Rubens. Il percorso espositivo si snoda tra dipinti ricchi di citazioni, come “Bacco al’osteria” di Sciltian dove un giovane nudo e incoronato di pampini interagisce con un gruppo di coetanei in abiti moderni, nell’ambiente dimesso di una mescita, oppure il nudo femminile con un vaso di fiori di Antonio Bueno del 1947 ispirato a a Tiziano e Manet. O ancora un ritratto femminile di Pietro Annigoni che replica il Pollaiuolo.. A volte gli artisti puntano decisi alla copia come dimostrano varie nature morte indistinguibili tra autori antichi e moderni. E altre volte ancora il gioco si fa esplicito e divertito come l’ “Omaggio a Roberto Longhi” di Sciltian, che compone una sua natura morta con libri, fogli di carta, matite, pennelli, colori, un paio di occhiali (con un bel gioco di riflessi della finestra alle spalle del pittore), una cartolina della Muta di Raffaello e una del Pifferaio di Manet. De Chirico è rappresentato da “Piazza d’Italia con torre rosa” e “Interno metafisico”, ma anche omaggiato da dipinti di manichini dei fratelli Bueno.
Apprezzatissimi dal pubblico, dai collezionisti e dagli altri artisti, i Pittori moderni della realtà furono disapprovati dai critici, che li accusarono di passatismo. Finita l’ “ultima festa della pittura italiana” presero strade diverse: i fratelli Bueno furono emarginati, mentre Annigoni arrivò a ritrarre varie volte la regina Elisabetta II d’Inghilterra. E Sciltian trovò una sua strada verso la modernità, ispirandosi alla cartellonistica cinematografica, come dimostra il monumentale “L’eterna illusione” del 1967, in cui raccoglie tutti gli spunti e le influenze della sua arte in un contesto contemporaneo di folla che si ammassa per andare al cinema. La mostra a Fermo si inserisce tra i principali eventi culturali del progetto regionale “Il Seicento nelle Marche”. (ANSA).