Santo Stefano, il Papa: “Sono i piccoli gesti d’amore quotidiani a cambiare la storia” Papa Francesco all’Angelus

papa francesco natale

Città del Vaticano – Il martirio di Santo Stefano “è la prova che i gesti d’amore cambiano la storia: anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani. Perché Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona“. Lo ricorda Papa Francesco durante l’Angelus di oggi, 26 dicembre, giorno in cui la Chiesa ricorda il primo martire della storia.

Qualcuno potrebbe vedere un controsenso nel ricordare un martire all’indomani del Natale. In realtà, spiega il Papa le due feste sono collegate. Infatti, ieri “il Vangelo parlava di Gesù ‘luce vera’ venuta nel mondo, luce che ‘splende nelle tenebre’ e che ‘le tenebre non hanno vinta’ (Gv 1,9.5). Oggi vediamo il testimone di Gesù, santo Stefano, che brilla nelle tenebre“. Poi a braccio precisa: “Anche la Chiesa non brilla di luce propria ma riflette quella di Cristo. Per questo i Padri la chiamano la luna, perché non brilla di luce propria”.

Come Gesù, aggiunge il Pontefice, Stefano “viene accusato falsamente e lapidato brutalmente, ma nel buio dell’odio fa splendere la luce di Gesù: prega per i suoi uccisori e li perdona”. Lui è “il primo martire, cioè testimone, il primo di una schiera di fratelli e sorelle che continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore. Questi testimoni accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”.

“Ma come si diventa testimoni?”, si domanda il Santo Padre. La risposta: “Imitando Gesù. Questa è la via per ogni cristiano. Santo Stefano ci dà l’esempio: Gesù era venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45), e lui vive per servire: diventa diacono, cioè servitore, e assiste i poveri alle mense (cfr At 6,2). Cerca di imitare il Signore ogni giorno e lo fa anche alla fine”.

“Potrebbe però sorgere una domanda: servono davvero queste testimonianze di bontà, quando nel mondo dilaga la cattiveria? A che cosa serve pregare e perdonare? Solo a dare il buon esempio? No, c’è molto di più. Lo scopriamo da un particolare”, fa notare Bergoglio: “Tra quelli per i quali Stefano pregava e che perdonava c’era, dice il testo, ‘un giovane, chiamato Saulo’ (v. 58), che ‘approvava la sua uccisione’ (8,1). Poco dopo, per grazia di Dio, Saulo si converte e diventa Paolo, il più grande missionario della storia. Paolo nasce dalla grazia di Dio, ma attraverso il perdono di Stefano. Ecco il seme della sua conversione. È la prova che i gesti d’amore cambiano la storia: anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani. Perché Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona“.

E questo, precisa Francesco, “vale anche per noi. Il Signore desidera che facciamo della vita un’opera straordinaria attraverso i gesti ordinari di ogni giorno“: “in famiglia, al lavoro, ovunque, siamo chiamati a essere testimoni di Gesù, anche solo donando la luce di un sorriso e fuggendo le ombre delle chiacchiere e dei pettegolezzi”.

“E poi, quando vediamo qualcosa che non va, al posto di criticare, sparlare e lamentarci, preghiamo per chi ha sbagliato e per quella situazione difficile. E quando a casa nasce una discussione, anziché cercare di prevalere, proviamo a disinnescare; e a ricominciare ogni volta, perdonando chi ci ha offeso“. ammonisce il Papa.

Santo Stefano, mentre riceveva le pietre dell’odio, restituiva parole di perdono. Così ha cambiato la storia. Anche noi possiamo cambiare ogni giorno il male in bene, come suggerisce un bel proverbio, che dice: “Fai come la palma: le tirano sassi e lei lascia cadere datteri”.

Infine, prima delle benedizione, prega per i tanti cristiani ancora oggi perseguitati: “Sono tanti, purtroppo sono più oggi che non nei primi tempi della Chiesa. Affidiamo alla Vergine Maria questi nostri fratelli e sorelle, che rispondono all’oppressione con la mitezza e, da veri testimoni di Gesù, vincono il male con il bene“.