«San Giuseppe offrì a Gesù testimonianza e identità»

Il teologo Luigi Testa: «Non padre “putativo” ma genitore presente e attento alla formazione umana e spirituale del figlio Non si è sottratto a nessuno dei suoi compiti Esempio prezioso anche per i padri dei nostri giorni

San Giuseppe? «Potremmo definirlo l’educatore per eccellenza ». Non ha dubbi padre Luigi Testa, Oblato di San Giuseppe, congregazione religiosa maschile fondata da san Giuseppe Marello ad Asti nel 1878. «In questi momenti di crisi sul fronte dell’istruzione si citano molte figure di grandi educatori – prosegue il religioso -, ma forse sarebbe il caso di recuperare anche l’opera di questo santo, che, dopo la Vergine Maria, è stato l’essere umano più vicino e più presente nella vita di Gesù».

Un suo confratello, padre Tarcisio Stramare, morto tre anni fa e considerato tra i maggiori esperti di san Giuseppe, diceva che “è un santo molto amato, ma poco conosciuto”. Anche sotto questo profilo?

In questi ultimi decenni sta crescendo un movimento di studi, anche teologici, sulla figura di san Giuseppe e sul suo ruolo nel piano della Salvezza. L’augurio è che riesca, accanto alla devozione verso il santo che non è mai venuta meno nella Chiesa, a crescere anche la consapevolezza della sua opera e dell’importante impegno svolto: quello di far crescere Gesù. Sotto questo aspetto è molto bella l’espressione che papa Francesco usa nella preghiera finale della Lettera apostolica “ Patris corde”, quando dice “con te Cristo diventò uomo”. Ecco il compito della paternità verso i figli. E san Giuseppe lo fece almeno nei primi trent’anni della vita di Gesù a Nazaret, assieme a Maria.

Dunque un genitore fino in fondo. Ma cosa può dire oggi san Giuseppe ai padri del terzo millennio?

San Giuseppe chiama i padri a non relegare la propria funzione solo alla sola genetica, ma a essere completi in tutti gli aspetti della “paternità”, non delegandoli ad altri, ma assumendoli in proprio, unitamente all’impegno, al dovere, all’onore e all’onere di servire pienamente Dio Padre preparando al suo completo servizio i figli che egli dona, o che affida.

Insomma educare, far crescere i propri figli, sapendo che non sono una proprietà dei genitori?

San Giuseppe cresce Gesù come un figlio secondo tutti i dettami della legge e della tradizione religiosa di allora. Gli da un nome, lo colloca nella casata di Davide, lo presenta al tempio, lo forma alla vita religiosa e a quella lavorativa. E fa tutto questo sapendo di non essere il padre biologico di Gesù, ma non per questo sottraendosi a nulle dei propri compiti. Certo una paternità unica, quella di Giuseppe, ma anche i padre di oggi, quelli del terzo millennio, sono chiamati ad assumersi pienamente la propria responsabilità di genitore.

Altro che “padre putativo” come spesso lo definisce la tradizione, mi pare Di sicuro è stato vero padre per Gesù. Non dimentichiamoci che anche nelle poche occasioni in cui si parla di Giuseppe viene definito “padre” di Gesù, senza alcun aggettivo. La stessa Maria rivolgendosi a Gesù dodicenne rimasto nel tempio dice “vedi tuo padre ed io eravamo preoccupati”. E nei trent’anni di vita di Gesù a Nazaret, Giuseppe ha cresciuto, assieme alla Madonna, Gesù, facendolo diventare, come dice papa Francesco, “uomo”. Sicuramente è stato un padre tutt’altro che assente, ma presente nella vita di Cristo. Ribadisco: si è assunto le sue responsabilità di padre per dare un’identità e una formazione a questo suo figlio. Gli ha offerto – e questo mi sembra importante per un padre di qualsiasi tempo – la propria testimonianza di uomo. Nel caso di Giuseppe di un uomo giusto.

Quindi tra i consigli ai papà di oggi anche quello di dare testimonianza?

Certo. Le parole non bastano da sole. Giuseppe è stato padre di Gesù non nella trasmissione dei geni, ma nella trasmissione del desiderio, dello sguardo che si rivolge sulla realtà. Il tutto con la sua vita. E suo figlio ha raccolto da lui questa eredità e l’ha fatta propria. Proprio come dovrebbe avvenire per ogni papà e ogni figlio o figlia.

Si può dire che questo riconoscimento di paternità di Giuseppe arriva anche direttamente da Gesù?

Certo. Dal Vangelo emerge chiaramente che Gesù ha consapevolezza di chi sia il suo vero Padre, però per tutto il tempo della sua vita nascosta a Nazaret ha vissuto sottomesso a Giuseppe e a Maria.

Sono molte le congregazioni religiose maschili e femminili che hanno in san Giuseppe il proprio protettore.

Vero. Da qualche anno noi Oblati di san Giuseppe, i Giuseppini del Murialdo e le suore di San Giuseppe abbiamo iniziato un percorso congiunto per aumentare la conoscenza della figura di san Giuseppe dando vita a un Comitato a lui intitolato. Io sono l’incarico per gli Oblati all’interno del Comitato. In questi anni abbiamo promosso incontri e giornate di studio proprio sulla figura e l’opera di Giuseppe nell’ottica di superare stereotipi che aleggiano su di lui. In questo siamo stati anche aiutati e sollecitati dalla Lettera apostolica Patris corde di papa Francesco in occasione dei 150 anni della proclamazione di san Giuseppe a patrono della Chiesa universale, che ha portato anche a un Anno speciale a lui dedicato. Il nostro cammino proseguirà anche per offrire ai genitori di oggi un modello educativo, come san Giuseppe.

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