Salute. Materia insegnata a scuola e sgravi fiscali per l’assistenza integrativa

A scuola educazione alla salute e sgravi fiscali per l’assistenza integrativa per sostenere la politica dei Lea. È questa la proposta lanciata dall’Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari) al Forum della Salute 2017 alla Leopolda di Firenze, nel corso della tavola rotonda a cui hanno partecipato tra gli altri Tonino Aceti, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Fernanda Gellona, Enrique Hausermann, Angelo Lino Del Favero, Mario Marazziti, Rosanna Massarenti, Paolo Petralia, Walter Ricciardi, Francesco Ripa di Meana, Stefania Saccardi, Vincenzo Schiavone, Marco Vecchietti, Sergio Venturi.

«È ora che la sanità sia materia di studio nelle scuole, nell’ottica di un forte impegno educativo-sanitario il cui obiettivo primario sia la prevenzione», perciò propone Padre Virgino Bebber, presidente dell’associazione che riunisce oltre 240 significative istituzioni sanitarie gestite da religiosi. «Non è pensabile – ha detto infatti – che questa materia sia lasciata in mano unicamente ai mass media, ad internet e a google». Se da un lato questi sono sicuramente strumenti molto utili, «dall’altro però spingono ad un consumismo sanitario smodato e spesso inappropriato, se non addirittura deleterio». Perciò è fondamentale che all’interno del percorso Lea sia stata prevista un’azione di prevenzione significativa, ma tutto questo dovrebbe essere accompagnato da un forte impegno educativo-sanitario, che parta proprio dal percorso scolastico. «Serve insomma un’adeguata informazione su quello che è la salute e su quelli che sono i mezzi giusti per mantenerla – ha aggiunto – Meno ci si ammala o più tardi si comincia a dover prendere medicine, più la comunità, cioè tutti noi, risparmia e soprattutto è possibile assistere più persone».

Il presidente dell’Aris è inoltre intervenuto sulla questione della sanità integrativa. Va bene, ha convenuto, «a patto che non si limiti a coprire una medicina curativa d’elite, interventi chirurgici ad alto impatto tecnologico, o, in alternativa, percorsi di medicina preventiva che comportino costanti accessi a strutture sanitarie dietro pagamento», se non addirittura a soddisfare le esigenze di chi cerca, nel momento del ricovero, anche un certo comfort di tipo alberghiero. L’auspicio di Bebber, invece, è che si lavori per «una sanità integrativa che possa esserlo effettivamente», e quindi, fermo restando il ruolo imprescindibile del Ssn, offra la possibilità a tutti diaccedere a prestazioni sanitarie e socio-sanitarie di alto livello, anche attraverso strutture non profit, inserendo nelle proprie coperture le cure a lungo termine più onerose, così da rientrare in un quadro di assistenza di tiposolidaristico e universale. «Lo Stato – la sua conclusione – potrebbe pensare di sostenere questo percorso magari attraverso sconti fiscali. Il rischio da evitare è che si contrappongano una sanità di serie B, quella pubblica, e una sanità di serie A, quella che può garantirsi il privato con disponibilità economiche».

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