ROVIGO Joelle, dalla parrocchia a XFactor: «Canto per trovare la mia luce»

Il talento per il canto, scoperto in oratorio e coltivato poi con passione, l’ha già portata lontano: sino all’ambito palco di XFactor. Giorgia Turcato, in arte Joelle, è stata una delle rivelazioni della più recente edizione del talent show di Sky, nel quale si è fatta apprezzare dal pubblico arrivando a un passo dalla finalissima. Per la 21enne di Lendinara (Rovigo), cresciuta in parrocchia e approdata poi in tv, un traguardo prestigioso, ma anche un punto di partenza.

Che emozioni hai provato davanti a quella platea?

Nelle prime fasi, alle audizioni in particolare, ero molto emozionata perché mi esibivo davanti a tante persone e anche per il fatto di essere giudicata. A quest’ultimo aspetto però non ci ho mai pensato troppo, perché io ero là per fare quello che amo da sempre: cantare. Nel li-

ve invece l’emozione si è un po’ stemperata, perché ho vissuto più la dimensione dello show.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

La consapevolezza di quanto sia difficile e bellissimo allo stesso tempo il mondo della musica. Si è rafforzato in me il desiderio di mettercela tutta, di continuare su questa strada e di trasformare il mio sogno in un lavoro. Bisogna impegnarsi ed essere i primi a credere in se stessi. Dopo il programma si torna alla normalità, ma con più grinta e con il desiderio di farcela.

A XFactor hai raccontato di aver scoperto il tuo talento in oratorio… Sì, ho iniziato a cantare da piccola, a 5 anni, in un coro oratoriale di voci bianche a Badia Polesine, assieme a mia cugina che già lo frequentava. Da lì ho capito quanto volessi coltivare questa mia passione. Così, sempre con la Fondazione “Musica al centro”, ho continuato quell’esperienza e, dopo circa dieci anni, sono passata a una scuola di musica di Lendinara, il mio paese. Ora invece prendo lezioni private da un insegnante.

Cosa ricordi di quel periodo?

È iniziato tutto con grande spontaneità, quasi come un gioco. La musica in oratorio era qualcosa di interattivo, assieme alle maestre preparavamo anche le prime recite. Ricordo in particolare che, una volta, mi chiesero di cantare in chiesa l’Ave Maria come solista. Ero piccina ed emozionatissima. Eravamo un bel gruppo. Dà lì è iniziata la mia passione per il canto.

A XFactor hai dedicato il tuo singolo “Sopravvissuti” a tuo fratello. Perché?

Sopravvissuti l’ha scritta per me Ginevra Lubrano, con il team del cantante Mahmood. Ho avuto la fortuna di sentire subito il testo molto affine a me. “Sopravvissuti a un brutto tempo-rale”, canto nel brano e questa immagine raffigura quel che ho vissuto. L’anno prima di iscrivermi a XFactor è stato molto difficile per la mia famiglia, mio padre si era ammalato e in quel periodo siamo stati una luce, l’uno per l’altro. Tutti abbiamo una luce nella nostra vita, una persona speciale che ci dà forza. Il brano mi trasmetteva un senso di rinascita, l’ho dedicato a mio fratello perché in quei momenti è stato lui la mia forza. È una canzone nella quale si possono riconoscere tutte le persone che hanno attraversato un periodo difficile e ne hanno comunque tratto qualcosa di positivo.

Ora a cosa stai lavorando?

Sto per riprendere le lezioni di canto ma in particolare mi sto concentrando su quello che chiede il mercato musicale. Bisogna avere sempre nuove idee, scrivere tante canzoni, e in base a quello rivolgersi poi ai discografici più attenti al tuo progetto. La cosa più bella, alla quale mi piacerebbe arrivare, è fare dei concerti con solo mie canzoni. Sto lavorando molto, spero di poter pubblicare presto i miei inediti così che in tanti possano conoscermi davvero non solo come persona, ma anche come artista.