«Religiosi in diocesi, testimoni di comunione»

L’arcivescovo Castellani ha aperto ieri a Roma il seminario di studi sul ruolo della vita consacrata nella Chiesa locale
 ROMA.
I religiosi non devono essere considerati nelle diocesi solo per una « visione funzionalistica » . Essi sono invece indispensabili per « dire il primato assoluto di Dio, il valore delle realtà ultime, nel mondo dell’oblio di Dio, per un uomo troppo curvo sulle cose penultime » . Così l’arcivescovo di Lucca Italo Castellani, presidente della Commissione mista vescovi­religiosi e Istituti secolari, ha aperto ieri pomeriggio a Roma il seminario di studio su « La vita consacrata nella Chiesa locale: risorsa preziosa per una ecclesiologia di comunione » . Un appuntamento che si inserisce in un cammino di confronto e condivisione a diversi livelli. Il presule ha fatto notare: « I religiosi sovente sono ritenuti utili perché assumono, di fatto, compiti di gestione pastorale nella comunità, controbilanciando la riduzione numerica dei presbiteri diocesani; così le religiose – ha aggiunto l’arcivescovo – sono ritenute preziose finché svolgono dei servizi o gestiscono opere, piuttosto che per la loro testimonianza di ‘ sequela Christi’; e i consacrati negli istituti secolari rischiano di essere omologati tra gli altri nelle varie professioni svolte » . Nell’opera di evangelizzazione particolarmente urgente oggi, occorre invece recuperare anche l’apporto ontologico della vita consacrata.
  Anche e soprattutto a livello di Chiesa locale. « La missione e il servizio peculiare dei consacrati
nella vita delle nostre Chiese – ha ricordato Castellani – è di tenere viva e alta nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo » : « Servire la vita, diffondere la verità, essere aperti ai grandi dialoghi » . I religiosi, le religiose e i membri degli Istituti secolari possono, inoltre, « essere testimoni di vita fraterna e di comunione » . Particolarmente importante, ha detto il presule, è infine, « la presenza della donna consacrata nella vita della Chiesa locale » . Per far sì che davvero, come già diceva il Concilio Vaticano II, non si possa evitare la domanda: « Che cosa sarebbe del mondo se non ci fossero i religiosi? » .
 
Mimmo Muolo – avvenire 2 Marzo 2010