Quel “grido” via posta elettronica: noi, famiglia senza nulla chiediamo aiuto

La sua mail è scritta in stampatello, che nell’alfabeto elettronico significa gridare. E difatti il testo arrivato nei giorni scorsi in redazione è il grido di chi ha raggiunto il fondo ma non vuole, anzi non può, rassegnarsi. «Vi scrivo per chiedervi disperatamente un aiuto… ho tre bambini, una di 13, un’altra di 11 e un bambino di 6. Le due grandi le sto mandando a scuola senza libri… mi trovo disoccupato da 6 mesi, abito in affitto e non potendo pagare mi hanno dato lo sfratto. Non riesco a trovare lavoro, tutti mi dicono che non c’è possibilità. Mi sento impotente, non voglio finire in mezzo alla strada con 3 bambini, per favore un aiuto».
La mail è firmata da Angelo P., un papà di 37 anni che vive in un piccolo centro siciliano e che nella sua vita ha svolto tutti i lavori – pizzaiolo, falegname, cameriere – ma da mesi non riesce più a trovare nulla. La moglie fa le pulizie due volte la settimana, racimola 40 euro e se ne vanno tutti in spesa. Angelo ha chiesto aiuto al parroco del suo paesino, che comprende il suo dramma, soffre con lui e con la sua famiglia, ma non ha la possibilità di trovargli un lavoro. Un’azienda locale gli ha regalato una scorta di formaggi e latte, una signora qualche libro per la bambina più grande. Per il resto, il deserto, senza nemmeno un genitore su cui provvisoriamente contare. Sembra impossibile, ma questo succede a una famiglia, oggi, in Italia: da qui a soffrire la fame il passo è breve. Si può aiutare Angelo a tirare avanti, nella speranza che trovi presto un lavoro, anche con un piccolo contributo sul ccp 15596208 intestato ad Avvenire, “La voce di chi non ha voce”, P.zza Carbonari 3, Milano. Gli assegni devono essere intestati ad Avvenire, “La voce di chi non ha voce”. Si può anche effettuare un bonifico a favore di Avvenire, “La voce di chi non ha voce”, conto n. 12201 Banca Popolare di Milano, ag. 26, cod. IBAN IT65P0558401626000000012201.

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