È una radicale apertura alla relazione con Dio e con gli altri: così san Paolo, citato più volte da Benedetto XVI nel suo messaggio per la Quaresima, pensa alla giustizia. Lo sottolinea don Stefano Romanello, biblista, docente stabile allo Studio teologico interdiocesano di Gorizia-Trieste- Udine, invitato presso la Facoltà Teologica del Triveneto e incaricato alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano.
Il Papa introduce il messaggio quaresimale con un riferimento al concetto paolino di «giustizia». Quale relazione c’è tra questo e l’idea umana, distributiva di giustizia, che pure è citata nel messaggio?
Nella definizione giuridica classica, giustizia è «dare a ciascuno il suo». Ma base fondativa di siffatta definizione è una necessaria dimensione relazionale: per riconoscere ciò che spetta a una persona, ed essere impegnato a darglielo, è indispensabile essere in relazione con essa. La giustizia, allora, è il riconoscimento degli obblighi sottesi in tale relazione. Ora, se la Bibbia parla di «giustizia di Dio», questo significa che Dio è in relazione. Una relazione che nasce da Dio, dal suo amore incondizionato, da una partecipazione alle vicende del suo popolo poiché, come ha ricordato il Papa, egli per primo è sceso per liberarlo dalla schiavitù egiziana. Nell’evento Cristo, afferma san Paolo, tale relazione è stata manifestata in un modo compiuto. Egli, infatti, si è fatto dono per liberarci da quella schiavitù che impedisce la vita autenticamente umana, la schiavitù del peccato, dell’autosufficienza da Dio, della chiusura alla relazione con lui che sono frutto.
Questa giustizia, dice san Paolo, è frutto della fede. Questo significa che chi non crede non può essere giusto?
San Paolo non la intende così. Parlando di «giustizia di Dio» egli parla, per così dire, da una prospettiva teologica, ossia esprime le caratteristiche del suo agire. Menzionando la fede egli ne declina il corrispettivo antrolopogico: al Dio che agisce in tal modo l’individuo risponde dandogli credito, fidandosi e affidandosi a lui. La fede è la forma originaria della risposta umana all’agire di Dio, che rompe in radice il dinamismo perverso dell’autosufficienza realizzando, al contrario, un’apertura radicale a lui. E questo, dichiara San Paolo, vale per tutti, ossia per tutte le categorie etniche, «giudei e greci». Tutti, infatti, sono bisognosi di tale dono da parte di Dio, non ci sono strade diverse, neppure un’ipotetica strada fornita dalla Legge ebraica e dalla sua tradizione. Essa è importantissima perché « testimonia » la giustizia di Dio, vale a dire attesta la storia di Alleanza, di relazione, di Dio con un popolo, e per questo la Chiesa è in intima connessione con Israele, la cui storia ci dice che il volto di Dio è stato sempre quello di un Dio-in-relazione. Ma ora tale relazione si dischiude in Cristo, e ciò vale per tutti i popoli, non solo per il popolo della prima Alleanza. Come poi chi non è espressamente credente in Cristo si ponga di fronte alla manifestazione della sua giustizia è una questione che san Paolo non affronta esplicitamente.
Viene spontaneo chiedersi: se è la fede a giustificare, perché l’uomo dovrebbe darsi da fare per costruire un mondo più giusto?
Perché la logica della relazione è coinvolgente. Più uno fa esperienza dell’amore di Dio, più si apre a una logica di relazione gratuita anche con il prossimo, che inizia a considerare suo fratello. La giustizia di Dio, accolta nella fede, mette in moto una libertà responsabile in uomini e donne che sanno sognare una convivenza umana con gli occhi di Dio e si giocano per essa. Proprio come ricorda il Papa a conclusione del messaggio: la nostra conversione a Cristo, obiettivo dell’itinerario quaresimale, trova la sua verifica quando ci impegneremo alla costruzione di società più giuste.
«Sperimentare l’amore di Dio ci apre a una logica di gratuità verso il prossimo. E la fede genera l’impegno per una società più giusta»
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, si apre il tempo liturgico della Quaresima. Benedetto XVI presiederà la stazione quaresimale a Santa Sabina all’Aventino, a Roma: la celebrazione avrà inizio alle 16,30 nella Basilica di Sant’Anselmo con un momento di preghiera e la successiva processione verso la Basilica di Santa Sabina, dove il Papa presiederà la Messa con il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri. Alla Quaresima, tempo centrale nella vita della comunità cristiana, Benedetto XVI ha dedicato un messaggio dal titolo «La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo» (cfr Rm 3 21-22). Un tema che approfondiamo con il contributo di un biblista, Stefano Romanello, docente allo Studio teologico interdiocesano di Gorizia-Trieste-Udine, e di un giurista, Luciano Eusebi, docente di diritto penale nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. (di Matteo Liut – avvenire 17/2/2010)