Quando il deserto era una città

Gli antichi insediamenti monastici del Basso Egitto

Quando il deserto
era una città

di Rossella Fabiani

Fonti molto dettagliate ci danno notizia del monachesimo che si è sviluppato in Egitto a partire dal III secolo quando “il deserto diventa una città di monaci”, come scrive Atanasio nella Vita di Antonio. Una zona di insediamenti molto importante per il monachesimo si trova nel Basso Egitto, a nord del deserto libico e a occidente del delta del Nilo. Le fonti antiche raccontano di complessi monastici, la cui esatta posizione geografica si è potuta chiarire soltanto grazie al lavoro dello studioso Hugh Gerard Evelyn-White raccolto nel monumentale The Monasteries of the Wadi ‘n Natrun (New York, 1926-1935). Il coptologo e archeologo inglese riuscì infatti a identificare i complessi monastici di Nitria e dei Kellia dove i monaci praticavano un monachesimo di tipo semi-anacoretico.
Il primo si trovava nell’area occidentale del Delta vicino al villaggio di Nitria (oggi villaggio Barnugi)¸che è la porta d’ingresso del deserto libico, quasi nove miglia a sudovest dell’antica Hermoupolis Magna. A un giorno di marcia a sud di Nitria erano le Celle (ta kellìa), un insediamento di capanne di monaci sparse che avevano come centro una chiesa.
Nel IV secolo nel monastero di Nitria vivevano circa cinquemila monaci oltre ad alcuni pretiGli ospiti venivano accolti in una foresteria vicino alla chiesa. Alcune piccole botteghe rendevano più animata la vita nella comunità. Ma quello che ha destato maggiore sorpresa è stata la scoperta della presenza a Nitria di ben sette forni che dovevano soddisfare l’esigenza di pane di una comunità molto numerosa. Il numero dei monaci crebbe in fretta e alcuni di essi, desiderando un isolamento maggiore, si spostarono qualche miglio a sud e costruirono nuove celle da cui si sviluppò un altro insediamento che, verso la fine del secolo, comprendeva quasi seicento monaci.
La struttura monastica dei Kellia è figlia diretta di quella di Nitria tanto che per i nuovi aspiranti monaci divenne una consuetudine trascorrere un primo periodo a Nitria e poi trasferirsi nei più isolati Kellia. Così fece anche Evagrio Pontico.Il sito cominciò a essere abbandonato dalla fine dell’VIII secolo e oggi la costruzione di un’autostrada, gli agenti naturali e l’irrigazione intensiva minacciano l’area archeologica la cui sopravvivenza è tanto più importante considerata la totale scomparsa dell’insediamento di Nitria.

(©L’Osservatore Romano 22 agosto 2012)