Quale idea di Dio trasmettono i credenti a coloro che non credono?

«Secondo me Dio dovrebbe tenersi al disopra delle meschinità. Non dovrebbe mostrare potenza, ma perdono. E non dovrebbe ispirare obbedienza, ma adorazione». Quale idea di Dio trasmettono i credenti a coloro che non credono? È una domanda che dovremmo farci perché è importante non solo essere credenti ma anche essere credibili. E credibili del fatto che adoriamo un Dio che è, sì, onnipotente, ma non di un’onnipotenza che annichilisce l’individuo, quanto che lo fortifica.

Così come dovremmo essere credibili del fatto che adoriamo un Dio che libera, non al quale dobbiamo ubbidire come un cagnolino al padrone. Benedetto XVI ha tenuto splendide catechesi sulla parola

adorazione, richiamando la radice etimologica latina di questo termine, che evoca la vicinanza alla bocca, organo umano con cui esprimiamo all’altro o all’altra il nostro amore.

Ecco, le parole citate all’inizio appartengono a Eric-Emmanuel Schmitt, tratte dal romanzo La donna allo specchio (e/o). E ci richiamano la nostra vocazione di credenti: con il nostro aderire al cristianesimo diamo l’idea che Dio sia un meschino mercante di benefici terrestri? O non piuttosto un Padre buono sempre pronto ad accoglierci nel suo abbraccio benedicente, come illustrato magnificamente dal famoso quadro di Rembrandt? Anche di Dio siamo responsabili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA