«Punire i clienti»: la legge che vuole salvare le prostitute

Il modello è in vigore in Svezia, Norvegia, Islanda, Irlanda, Francia e presto anche in Spagna: prevede di disincentivare la domanda attraverso la sanzione del “compratore”
«Punire i clienti»: la legge che vuole salvare le prostitute

Ansa

Avvenire

Normalizzato dalla società, rimosso persino dalla statistica (l’ultima ricerca risale al 2017 ed è stata elaborata dal Codacons), il fenomeno della prostituzione continua a mietere silenziosamente vittime sulle nostre strade. Tra le 75mila e le 120mila – la stima è, appunto, vecchia, il mondo dell’associazionismo teme che i numeri possano essere addirittura raddoppiati –, oltre la metà straniere, il 10% minorenni, per un giro d’affari di quasi 5 miliardi di euro l’anno che dopo il Covid s’è inventato nuovi canali di mercato, a cominciare dal web.

Un anno fa un sussulto era arrivato dal mondo della politica, con le conclusioni dell’indagine conoscitiva sulla prostituzione approvata dalla Commissione Affari costituzionali del Senato e coordinata dalla senatrice Alessandra Maiorino del Movimento 5 Stelle: due anni di audizioni e confronti con esperti, associazioni, il comitato per i diritti civili delle prostitute, sindacati, vittime di tratta e giuristi, con l’obiettivo di capire se la Legge Merlin, approvata nel 1958, fosse ancora adeguata a contrastare le attività illegali connesse al fenomeno. E che avevano mostrato come l’Italia sia sostanzialmente pronta per una legislazione più severa coi “clienti”, seguendo l’esempio dei Paesi nordici.

Ora i tempi sono maturi per trasformare quelle richieste in una legge («perché non è ammissibile comprare l’essere umano») e adottare il modello già in vigore in Svezia, Norvegia, Islanda, Irlanda, Francia e presto anche in Spagna che prevede di disincentivare la domanda attraverso la sanzione del “compratore”. Dapprima con multe amministrative, poi con l’ammonimento del questore in caso di recidiva per arrivare fino alla sanzione penale (oltre a campagne informative e un fondo destinato all’emersione, ovvero alle donne che vogliono uscire dal mondo della prostituzione). È la filosofia del ddl 2537, di cui la prima firmataria è proprio la senatrice Maiorino, che ieri in Senato ha promosso il convegno «Prostituzione, l’Italia è pronta per il modello nordico? Confronto tra modelli legislativi in Ue e presentazione del progetto di rafforzamento della legge Merlin», con relatori anche di altre Paesi. In particolare Niklas Wiberg, ministro consigliere dell’ambasciata di Svezia, ha spiegato come la normativa adottata in Svezia 22 anni fa «è stata molto importante per contrastare il fenomeno, rafforzando la posizione delle vittime e rendendo meno appetibile il mercato della Svezia per trafficanti e sfruttatori». «Oggi finalmente – le ha fatto eco Maiorino – superando il timore di essere tacciate bigotte, retrograde, sempre più donne e associazioni femminili, anche di stampo progressista, stanno squarciando quel pesante velo di ipocrisia che ha tentato di far passare la più grave forma di violenza perpetrata sui corpi e sulle vite delle donne per una loro conquista di libertà».

È intervenuta la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti puntualizzando che il tema necessita «di un confronto attento», mentre la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha concordato «il cliente è grandissima parte del problema della prostituzione e questa legge lo sanziona al pari dello sfruttatore perché alimenta il mercato».