Progetto Oratorio, tra sogno e realtà

Un progetto educativo si inserisce tra due coordinate: quella della realtà, della situazione oggettiva,  del punto di partenza, della fotografia dell’esistente e quella del sogno, dell’idealità, delle mete e degli obiettivi che si prefigge.

E’ importante tenere insieme le due prospettive.

Un progetto educativo dell’Oratorio che fosse privo della dimensione del sogno finirebbe per non essere né profetico né produttivo; non farebbe altro che sclerotizzare nel passato quella situazione che invece, proprio perché si tratta di progetto “educativo”, dovrebbe positivamente evolversi.

D’altra parte un progetto che fosse solo ed esclusivamente un “sogno” finirebbe per risultare inevitabilmente “utopico”.

Per questo è fondamentale mantenere in tensione dialettica i due elementi, affinché questo lavoro non risulti “disincarnato” e nel frattempo sia il punto di riferimento cui ispirarsi nella programmazione dell’attività oratoriana e nello stile educativo da perseguire.

L’Oratorio è la Chiesa, presente nel territorio, che si rivolge alle giovani generazioni per annunciare loro il Vangelo di Gesù, “Via, Verità e Vita”.

E’ luogo d’educazione alla fede e alla fraternità intesa come scoperta della paternità di Dio e della vita stessa della Trinità.

L’Oratorio, luogo della fede e della fraternità, si riconosce come una casa, dove si vive come una famiglia. In famiglia c’è spazio per l’anziano e il piccolo, l’adulto e il giovane, per chi è in salute e chi è ammalato, per chi è gioioso e per chi è in difficoltà

In famiglia ciascuno si sente accolto, voluto bene ed ascoltato per quello che è, per quanto dice e può dire, con i suoi limiti, con le sue crisi, con i suoi alti e bassi.

In famiglia ciascuno deve poter scoprire i propri talenti e metterli a disposizione in uno stile di servizio e corresponsabilità.

Ecco perché ci piace pensare al nostro oratorio come “UNA FAMIGLIA DI FAMIGLIE”.

In Oratorio quindi gli adulti lavorano con i giovani, i giovani collaborano con i genitori nell’animazione, a tutti è affidata la responsabilità di educare, di aiutare i bambini, i ragazzi nel loro cammino di crescita. In Oratorio, attraverso un clima d’accoglienza e disponibilità, s’impara a stare insieme, ad accettarsi per quello che si è, ad ascoltarsi, a darsi una mano a vicenda.

 In Oratorio si gioca insieme, ci si diverte, si litiga ma ci si apre al perdono; ognuno ha la possibilità di conoscere Gesù attraverso la catechesi, di incontrarlo nella preghiera, di vivere l’amore ricevuto nella cura reciproca, nel servizio generoso e incondizionato.

In Oratorio si “diventa grandi”, ci si attrezza per partire, per andare ad annunciare il Vangelo “fino agli estremi confini della terra!”.

OBIETTIVI

L’obiettivo generale dell’Oratorio può essere così sintetizzato:

Educare alla fede e alla fraternità:

una fede che diventa adulta, capace di darsi delle ragioni, di avere al suo centro l’incontro con   Cristo, di esprimersi in una vita di carità nella testimonianza “sino ai confini della terra”;

–    a una paternità concepita non come una generica “compagnia”, bensì come modalità di vita della stessa comunione trinitaria.

Ciò significa:

–          ACCOGLIERE ogni bambino, ragazzo e  giovane senza pregiudizio o selezione, ma per ciò che è  e così come è

–          ANNUNCIARE la persona di Gesù e il suo messaggio in modo esplicito ed essenziale, atto a creare le condizioni perché bambini, ragazzi e giovani possano conoscere i contenuti della fede, darne le ragioni e celebrarla.

–          EDUCARE  all’integrazione fede-vita. Quel vuol dire sostenere i ragazzi e i giovani nel cammino verso la costruzione di un progetto di vita autenticamente umano e cristiano  e l’acquisizione degli atteggiamenti e comportamenti corrispondenti.

–          PROMUOVERE una cultura della vita ispirata da valori cristiani quali il rispetto della persona, il dialogo, la tolleranza, la responsabilità.

–          FAVORIRE la vita di gruppo, la socializzazione. Questo permette al bambino, al ragazzo, al giovane di uscire da se stessi o di isolarsi con i soliti pochi amici, per maturare la propria identità a confronto con gli altri e per fare esperienza di comunità.

–          RICONOSCERE la capacità per ogni bambino, ragazzo e giovane di assumersi delle responsabilità in prima persona e insieme agli altri nell’oratorio, in comunità, sul territorio.

  ICONA BIBLICA

Tra le tante immagini bibliche che si potrebbero utilizzare per definire l’Oratorio, una ci sembra particolarmente suggestiva: è quella del ROVETO ARDENTE. (Es. 3)

L’episodio è noto. Mosè, pascolando il gregge di suo suocero (cioè facendo un suo normale ed abituale lavoro quotidiano)  s’imbatte, presso il monte Oreb, in un roveto che “arde e non si consuma”.  Il fatto suscita in lui curiosità: “voglio avvicinarmi a vedere cosa succede: perché il roveto brucia e non si consuma?”

Ci piacerebbe che questo fosse l’interrogativo  di tanti di fronte all’Oratorio: il desiderio di conoscere e vedere una realtà che ha “qualcosa “ di speciale. O visto dall’altra parte essere luogo che suscita , in chi passa, uno stupore e una meraviglia: “Perché la gente che si trova qui arde e non si consuma, cioè è contenta, di una gioia non effimera? Perché si vuole bene, al di là delle differenze? Perché è unita pur nelle diversità?”

Ci piacerebbe che chi passa sentisse un desiderio: “voglio avvicinarmi a vedere cosa succede. Come Mosè, come presso un roveto ardente”.

Ma non solo. Dio dal roveto dice a Mosè: “Togliti i calzari, perché il luogo in cui ti trovi è una terra santa”.

Anche l’Oratorio vorrebbe esserlo: un luogo diverso, in cui ci si comporta in maniera diversa rispetto all’esterno, una diversità che dice di una santità che non appartiene alla terra, ma a Colui che ci chiama.

E Dio presso il roveto chiama Mosè,  gli svela la sua vocazione.

E’ quanto desideriamo che i ragazzi che frequentano l’Oratorio scoprano: la vocazione d’essere cristiani, amati da Dio, scelti da Lui e quindi pronti a sceglierlo nella loro vita quotidiana.

E ancora. E’ presso il roveto che Dio fa udire a Mosè la voce del popolo in schiavitù.

E’ in Oratorio che i ragazzi vengono educati a sentire i bisogni che li circondano per farsene carico nel servizio e nella carità.

Di più. E’ presso il roveto che Dio rivela a Mosè il suo nome: “Io sono colui che sono”.

In Oratorio s’impara a conoscere e ad amare Dio: è questa scoperta che cambia la vita. E’ questo l’incontro che, attraverso gli strumenti del gioco, della catechesi e del servizio, e nello stile dell’ animazione  l’Oratorio vuole aiutare a vivere.

Infine Mosè lascia il roveto per andare dal suo popolo: l’Oratorio è fatto per scomparire, affinchè uno divenga capace di vivere nel suo quotidiano tra i suoi fratelli quanto qui ha scoperto e fatto esperienza . Come Mosè.

Si, è questo il nostro sogno: che l’Oratorio sia davvero un roveto ardente, che suscita interesse, terra santa in cui Dio rivela il suo nome, in cui scoprire i bisogni del mondo e la propria vocazione, per andare ad annunciare il Vangelo “fino agli estremi confini della terra”

Il presente progetto aiuti tutti noi a realizzare questo sogno.

Senza consumarci!