«Prima o poi si dovrà trattare: non si deve umiliare la Russia»

«Nonostante certe crepe interne, l’Ue resterà unita di fronte a questa guerra, essendo nell’interesse di tutti. E intanto, promuovere un dialogo con le parti in conflitto resta urgente, come ha ben capito papa Francesco, le cui ultime dichiarazioni sono state molto coraggiose». A dirlo è Federico Santopinto, direttore di ricerca a Parigi dell’Iris (Istituto delle relazioni internazionali e strategiche), esperto di integrazione europea.

Il posizionamento Ue continua a far discutere. Che ne pensa?

L’Ue si è dimostrata abbastanza unita, malgrado certe divergenze inevitabili fra 27 governi sovrani: in politica estera, l’Ue opera in modo intergovernativo. Le sanzioni contro la Russia sono state le più severe mai adottate dall’Ue, anche se certe cancellerie vorrebbero andare più in là. Soprattutto, l’Ue ha finanziato il trasferimento d’armi letali da parte di suoi Stati. Una mossa inedita.

Cosa indica questa svolta?

Penso sia una prova di forza. Gli strumenti legali risalgono al 2021, quando è stato votato l’“European peace facility” pensato per la cooperazione militare verso altri continenti, come l’Africa. Nessuno immaginava che sarebbe servito per l’Ucraina con 2,5 miliardi d’euro già stanziati.

C’è chi vorrebbe appelli Ue direttamente alla società russa…

Ciò suscita forti divergenze nell’Ue: ad esempio l’intransigenza di Polonia e Stati Baltici sembra considerare la popolazione russa come corresponsabile. Berlino e Parigi la pensano diversamente, ma resta irrisolta la questione dei visti negati agli obiettori russi contro la coscrizione.

Ci sono spiragli per avanzare?

Rilasciare i visti forse non stravolgerebbe lo scenario, ma sarebbe eticamente giusto in termini d’asilo. Durante la Guerra Fredda, gli europei accoglievano a braccia aperte chi fuggiva dai regimi filosovietici. Oggi, certe cancellerie nell’Ue sembrano invece considerare la Russia come una specie di Corea del Nord. Un atteggiamento controproducente. Si alimenta fra i russi il sospetto di una cultura antirussa diffusa in Occidente. Insomma, una sorta di revanscismo cieco contro un intero Paese. Queste divergenze sono pericolose e occorrerebbe giungere presto a un compromesso nell’Ue.

L’Ue potrà sottrarsi al ricatto russo del gas?

Dipenderà molto dalle reazioni delle opinioni pubbliche europee in caso di tagli del gas, oltre che dalla capacità dell’Ue di gestire la crisi, pure aumentando l’interconnessione della rete, in vista dell’arrivo di gas liquefatto da nuovi fornitori.

Contro il conflitto, restano margini per iniziative pacificatrici originali?

Al momento risuonano solo le armi, ma sono rimasto colpito dalla posizione del Papa. In questa fase, è l’unico, con una posizione molto coraggiosa, ad aver chiesto anche a Zelensky di scegliere il negoziato. Prima o poi, con la Russia si dovrà trattare e bisogna fare attenzione a non umi-liarla, per evitare rischi a catena. Il Papa dimostra d’averlo capito e ha il coraggio di dirlo. C’è poi un’altra organizzazione finora trascurata, l’Osce, che occorrerebbe a mio avviso invece riattivare, poiché include i Paesi Ue, accanto a Russia e Ucraina. Potrebbe essere il quadro istituzionale più opportuno per non escludere i russi. Quanto all’ipotesi di missioni di caschi blu accettate dalle parti, si tratta di uno scenario non impossibile, ma che per il momento apparentemente lontano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Il politologo Federico Santopinto: «Bruxelles rilasci il visto agli obiettori di coscienza alla coscrizione Pericoloso alimentare una sorta di revanscismo contro un intero Paese»

Federico Santopinto