Presentata la “Storia della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla”

I primi due volumi dell’opera, che indagano la presenza cristiana in territorio reggiano-guastallese dall’insediamento delle prime comunità alla riforma del Concilio di Trento, sono stati illustrati da una lectio magistralis del professor Franco Cardini, docente di Storia Medievale all’Istituto Sum di Firenze e in altre università europee.
Nella sua introduzione il Vescovo si è soffermato sui destinatari della Storia diocesana, confidando che egli stesso, al suo ingresso in Diocesi quattordici anni fa, avrebbe gradito consultare un’opera come quella disponibile oggi in libreria e nelle biblioteche (si veda l’intervento trasmesso a parte).
L’operazione compiuta, ha spiegato monsignor Giovanni Costi, rappresenta un oggettivo servizio alla memoria, pur essendo calata nella vita e nell’anima della gente, espressione di un dialogo sempre vivace tra Chiesa, società e cultura.
“Opera dal carattere collettaneo e concertato”, ha aggiunto l’altro curatore diocesano, il professor Giuseppe Giovanelli, che ha indicato gli obiettivi e i criteri che ne hanno guidato la stesura, capitolo dopo capitolo: rigore scientifico, linguaggio accessibile, nessun intento apologetico.
Ampia e variegata è stata la “lectio” del professor Cardini, da cui si può trarre come filo conduttore una considerazione basilare: la storia è complessa, dinamica, in evoluzione sotto i nostri occhi. Il settantaduenne medievalista fiorentino ha svolto un’esposizione appassionata sul “mestiere” dello storico e sul valore della cultura, prima di addentrarsi in alcune valutazioni specifiche sull’opera diocesana.
Il docente ha mostrato di apprezzare la serietà e la meticolosità del lavoro di ricerca fatto a Reggio Emilia, tanto più attendibile e capillare perché portato avanti non solo da accademici, ma primariamente da storici locali, “studiosi seri innamorati del passato”, con “alla base una volontà pastorale”.
A giudizio di Cardini sono state tre, anche nel percorso della nostra Chiesa reggiano-guastallese, le “rivoluzioni” decisive: la cristianizzazione, la riforma dell’XI secolo (quando il clero decide di assumere le redini delle comunità cristiane) e quella del Concilio di Trento. È stato innegabilmente il Concilio Vaticano II a trasmettere alle Chiese particolari l’impulso a riappropriarsi della loro storia.
Nel merito, Cardini ha mostrato di aver apprezzato particolarmente le pagine che presentano la figura di San Prospero o quelle in cui si trovano smentiti i luoghi comuni sulla viabilità francigena.
L’incontro è stato concluso dal direttore dello Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, don Daniele Moretto, che ha evidenziato “I passi di ricezione dell’opera nel cammino della Diocesi”. La storia della Chiesa, ha detto il teologo, non coincide con la pastorale (che si occupa dell’oggi e del futuro), anche se quest’ultima non può ignorare il passato, non foss’altro perché esso aiuta a non assolutizzare le diverse prassi delle parrocchie. La recezione della Storia diocesana non può che essere lenta, ma costante nel tempo. Affinché la presentazione dei primi due tomi non si esaurisca in un episodio, don Moretto ha suggerito che l’opera sia letta da operatori e uffici pastorali, che le si ritagli spazio nella formazione di preti, laici e insegnanti di religione cattolica, che la sua presentazione sia replicata in ambienti “laici”, dall’università ai poli scolastici delle scuole superiori.

Edoardo Tincani – diocesi.re.it