Perché una Porta Santa?

di Assunta Steccanella | 07 dicembre 2015
Scriveva Giovanni Paolo II: «C’è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza». Attraversare la Porta Santa per il credente significa dire questo

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La tradizione dell’apertura della Porta Santa è molto antica e ha avuto origine nella basilica del Laterano, nel 1423; in occasione del Giubileo del 1500, papa Alessandro VI ne promosse l’apertura anche nelle altre basiliche maggiori, San Paolo Fuori le Mura, Santa Maria Maggiore, e San Pietro, dove la porta fu quindi aperta per la prima volta il giorno di Natale del 1499.

Il rituale di apertura e chiusura è rimasto pressoché invariato fino al 1975, anno in cui alcune modifiche procedurali hanno contribuito a sottolinearne maggiormente il significato biblico e teologico, tanto che la porta santa è diventata uno dei segni forti del Giubileo.

Le parole più autorevoli e ricche per comprendere questo rito ci sono offerte da papa Giovanni Paolo II, nella bolla di indizione dell’anno santo del 2000 Incarnationis Mysterium:

«Al pellegrinaggio si accompagna il segno della porta santa, aperta per la prima volta nella Basilica del Ss.mo Salvatore in Laterano durante il Giubileo del 1423. Essa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: “Io sono la porta” (Gv 10, 7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo. Questa designazione che Gesù fa di se stesso attesta che Egli solo è il Salvatore inviato dal Padre. C’è un solo accesso che spalanca l’ingresso nella vita di comunione con Dio: questo accesso è Gesù, unica e assoluta via di salvezza. Solo a lui si può applicare con piena verità la parola del Salmista: “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118 [117], 20). L’indicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. È una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cfr Mt 13, 44-46)» (Incarnationis Mysterium 8).

 

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