Papa Francesco nell’ultimo Angelus dell’anno invita a riflettere sul dramma dei rifugiati e sulle difficoltà dei migranti

La famiglia esiliata

Sono ancora loro, i profughi, i rifugiati, i migranti spesso rifiutati, le vittime della tratta delle persone e quelle del lavoro schiavo, al centro delle preoccupazioni di Papa Francesco in queste giornate di festa. Tanto più ieri, domenica 29 dicembre, giorno in cui la Chiesa celebra la festa della santa Famiglia di Nazareth, la prima ad aver subito l’onta dell’esilio, della fuga dalla persecuzione. Una sorte, ha detto il Pontefice, oggi condivisa da milioni di famiglie in tante parti del mondo. Sono le famiglie dei profughi, degli immigrati. Non sempre, ha aggiunto, “trovano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori”. Le loro legittime aspettative non di rado si scontrano con situazioni di difficoltà, che spesso sfociano nello sfruttamento. Una sorte, quest’ultima, che accomuna soprattutto le “vittime della tratta delle persone e del lavoro schiavo”. Ma il pensiero del Papa è andato anche a quelli che ha definito “esiliati nascosti”, coloro, cioè, che vivono l’esilio all’interno delle loro stesse famiglie: “gli anziani, per esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti”. E il Pontefice ha affermato che per capire veramente lo stato di salute di una famiglia è necessario “vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani”. In proposito Papa Francesco ha ripetuto le tre parole che egli ritiene le chiavi giuste “per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa”. Infine ha ricordato che la famiglia sarà al centro della prossima assemblea sinodale e ha invitato i fedeli – a quelli in piazza San Pietro si sono uniti quanti erano collegati in diretta da Nazareth, Barcellona, Loreto e altre città del mondo – a recitare la preghiera da lui appositamente composta.

(©L’Osservatore Romano 30-31 dicembre 2013)