è disabile mentale

Sulla base di tali conclusioni, Tahir Naveed Chaudhary, avvocato difensore della ragazza, ha dunque presentato alla Corte una istanza di rilascio immediato, dato che, secondo le disposizioni vigenti in materia di minori, la denuncia (“First Infomation Report”) deve essere annullata immediatamente. Secondo il Codice Penale del Pakistan infatti, la ragazza non poteva nemmeno essere arrestata e detenuta. Secondo gli art. 82 e 83 del Codice Penale, nella sezione che riguarda la giustizia minorile, l’atto di un bambino fino a dodici anni di età “non può essere definito reato”, dato che il soggetto “non ha raggiunto la maturità sufficiente di comprensione per giudicare la natura e le conseguenze della sua condotta”.
Un avvocato cattolico pakistano, contattato da Fides, conferma dunque che “secondo i riferimenti di legge, la polizia ha violato la procedura e i tribunali hanno tenuto la ragazza in stato di detenzione illegalmente per nove giorni”. La bambina avrebbe dovuto essere ospitata in un istituto speciale per minori e non in un carcere. Inoltre la legge prevede che “un assistente del giudice faccia una relazione sul carattere del bambino, l’educazione, l’estrazione sociale e morale”, prima di qualsiasi pronunciamento: anche questa disposizione non è stata rispettata. La polizia aveva arrestato Rimsha il 16 agosto su pressione di centinaia di radicali islamici, accusandola di aver bruciato una pagina con parole del Corano. Oltre 600 famiglie cristiane del quartiere Mehra Jafar, dove risiedeva la famiglia di Rimsha, sono dovute fuggire per paura di ritorsioni degli estremisti. Intanto circa 100 abitanti cristiani si sono accampati in un parco di Islamabad dove hanno iniziato a costruire capanne e anche una piccola cappella fatta di legno. (Fides.org)