Pagine senza “bastone” e mode imbecilli

«Imbecillus»: dizionario Castiglioni-Mariotti (p. 585). Lo usano Cicerone e Seneca per qualcosa «sine baculo», senza un bastone (“baculus”) che la regga in piedi, fasulla. L’altro ieri, prima pagina del “Fatto”, due exploit vicinissimi. Il primo di Salman Rushdie: «Non ho paura, non mi pento di ciò che ho scritto». Sarà vero che lui può non avere paura, protetto com’è da mille accorgimenti, ma quanto al “pentimento”, se si pensa alle centinaia di morti che ha provocato anche con quello che ha scritto, forse qualcosa del genere sarebbe saggio. Non basta: subito sotto, stessa pagina, «Scandaloso spreco di denaro pubblico». Parole tolte dalla bocca di un uomo di Chiesa: si riferivano agli scandali del momento, ma qui si fa finta che siano riferite, testuale «all’otto per mille». Talmente “senza bastone” da meritare una bastonata: morale e professionale. A proposito: forti le polemiche sui limiti della critica, e anche della satira, con particolare riferimento alle religioni, in verità trattate molto diversamente: parlar male di Chiesa e fede cattolica è “trendy”, alla moda e senza rischi. Se si tratta di islam però le cose sono più complesse, vero? Eppure qualcuno si indigna al solo accenno al dovere della moderazione. Ecco perché, per esempio, ieri sul “Corsera” (p. 49) si affronta il problema e Sergio Romano scrive che la libertà è sempre da tutelare, ma che «possiamo trattare un’opinione alla stregua di un reato soltanto quando i rischi sono visibili e tangibili». Parole sante! Domanda: i rischi di offesa, da Salman Rushdie in poi, in direzione anti islam non sono forse «visibili e tangibili»? Rispondere no è davvero… “senza bastone”.

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