«Ora è impossibile per Putin poter fare un passo indietro»

Mikhelidze (Iai): «La prossima settimana mi aspetto lo stato di guerra e la legge marziale che provocherà la chiusura dei confini e proteste più dure»
«Ora è impossibile per Putin poter fare un passo indietro»

Un leader che sa di non avere più scelta, un conflitto che potrebbe essere arrivato al punto di non ritorno. Nona Mikhelidze, analista dell’Istituto Affari Internazionali, riflette su quale significato abbia l’annessione dei territori occupati alla Federazione russa e, di conseguenza, cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni.

Nona Mikhelidze Putin ha annesso i quattro territori dove si sono tenuti i referendum. Che lettura dà di questo gesto?
Dall’inizio di questa guerra, Putin ha fatto tre principali errori strategici, fra i molti che ha commesso. Il primo è stato invadere l’Ucraina, il secondo è stato indire la mobilitazione parziale, che poi in realtà è generale. Il terzo è stato l’annessione alla Russia dei territori dove si sono tenuti i referendum. Sui primi due punti, almeno a livello teorico, c’era la possibilità di ragionare su un compromesso. Ora, con questa annessione, Putin non può più fare un passo indietro. È inimmaginabile infatti che lui possa restituire all’Ucraina questi territori dopo averli annessi alla Russia.

Cosa può succedere ora?
Per prima cosa è importante sottolineare che il processo di annessione non si è svolto direttamente. Hanno prima fatto un passaggio legale, facendo votare ai territori di Zaporizhzhia e Kherson la loro autonomia dall’Ucraina e li hanno annessi in un secondo momento insieme con le Repubbliche di Luganks e Donetsk, ripetendo lo schema utilizzato per la Crimea nel 2014. La procedura poi si concluderà la settimana prossima, probabilmente entro martedì, con l’approvazione da parte delle due Camere e della Corte Costituzionale. Che cosa potrebbe succedere dopo? Secondo me Putin, dopo la perdita di Kharkiv, ha capito che non poteva vincere questa guerra e ha iniziato una sorta di partita a dadi, finché non ha deciso di giocare l’ultima carta, vale a dire il gas. Se dovesse essere dimostrato che il Nord Stream è stato sabotato dai russi, il messaggio lanciato sarebbe chiaro: ‘posso colpire le vostre infrastrutture chiave, anche senza il nucleare’. Oggi abbiamo visto quelle del Baltico, ma lo stesso può capitare alle condotte sul fondo del Mediterraneo.

Il presidente e altre figure chiave russe però hanno più volte fatto accenno anche al possibile utilizzo del nucleare…
Si parla molto di ricorso al nucleare, senza nemmeno precisare in queste analisi se si tratti di nucleare tattico o meno. Anche qui, però, va detto che parte dei territori che lui ha annesso, sono sotto il controllo russo solo in parte. Lyman è quasi caduta, da lì a Lugansk la via è breve. La minaccia nucleare mi pare più diretta alla popolazione occidentale a livello politico, ma è davvero difficile che si possa arrivare a tanto. Nessuno può fare passare l’idea-ricatto del Cremlino «o mi fai vincere o uso la bomba nucleare». L’ordine mondiale ne verrebbe sconvolto e nessuno può sopportare una prospettiva del genere, indipendentemente da quali siano le parti in gioco.

Cosa può succedere in Russia adesso?
Fare previsioni è sempre molto difficile, ma mi aspetto che il presidente Putin dalla prossima settimana annunci lo stato di guerra, quindi non più operazione militare speciale e poi la legge marziale. Questo provocherà in automatico la chiusura dei confini. La conseguenza sarà lo scoppio di proteste di piazza ancora più dure non solo nelle grandi città, ma anche nelle repubbliche autonome che non si sentono russe. A ogni modo, vedo difficile un cambiamento della situazione politica che parta dal basso.

Avvenire