Un’immagine del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla, classe 1949 –
Lo scorso 3 settembre papa Francesco ha prorogato per due anni il governo pastorale nella diocesi di Novara del vescovo Franco Giulio Brambilla, che lo scorso 30 giugno aveva inviato – come previsto dal diritto canonico – la lettera di rinuncia alla Nunziatura apostolica in Italia per il compimento dei 75 anni di età. Il presule, originario dell’arcidiocesi di Milano, è nato infatti a Missaglia nel Lecchese il 30 giugno 1949.
A dare l’annuncio della decisione del Pontefice è stato lo stesso vescovo, in una lettera indirizzata il 3 settembre alla Chiesa novarese.
«Con gioia sono grato al Papa per la sua benevolenza e fiducia – scrive il presule -. Accogliendo di buon cuore il suo invito a portare avanti il cammino intrapreso dodici anni fa, mi pare bello richiamare che questo tempo sarà contrassegnato nell’anno 2025 dal primo Giubileo ordinario del XXI secolo».
Il vescovo Brambilla segnala quindi, nella sua lettera, tre temi che «potranno far riprendere con lena il nostro percorso umano, pastorale e spirituale». Il primo «è il più importante: occorre riprendere con entusiasmo la pratica della vita cristiana». «Dopo gli anni del Covid, resi ancora più poveri di voglia di vivere dal terribile conflitto in Ucraina e della guerra con tantissime vittime nella terra di Gesù, è necessario che la nostra vita torni ad essere illuminata dalla fede, perché dia fiducia alle nuove generazioni e sia capace di infondere speranza e carità».
Il secondo tema riguarda «il XVII centenario del Concilio di Nicea (325), il primo sinodo ecumenico della Chiesa, quando fu proclamato il credo che professiamo tuttora nella Messa, completato poi al Concilio di Costantinopoli (381), detto il Credo Niceno-costantinopolitano. A questo importante anniversario – spiega ancora Brambilla – è dedicata la Lettera pastorale Le dieci parole della fede, nella quale propongo un canovaccio per tornare a spiegare i contenuti centrali della fede».
Infine il Giubileo del 2025 che inizierà a Natale, al cui riguardo il vescovo richiama alcuni passaggi della bolla di indizione Spes non confundit. «Il tempo che si apre davanti a noi – conclude – è “un anno di grazia del Signore”. Abbiamo già percorso un quarto del XXI secolo, un periodo funestato da tragici avvenimenti: è l’ora della svolta per entrare in una stagione di riconciliazione, di serenità e di pace».
Avvenire