Nicaragua: l’Organizzazione degli Stati americani chiede la fine delle “vessazioni” contro la Chiesa cattolica

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Si è svolta ieri pacificamente a Managua, con la partecipazione di centinaia di nicaraguensi e sotto la massiccia vigilanza delle forze dell’ordine, la processione cui il giorno prima la polizia nazionale aveva posto il divieto per questioni di «sicurezza interna». Il rapporto tra governo e Chiesa cattolica è estremamente teso: sono due settimane che il vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, è ostaggio, nella sua curia, della polizia; sono state chiuse sette stazioni radio e sospesa l’attività di ong cattoliche.

La situazione del Paese, il 12 agosto, è stata al centro di una sessione speciale all’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani, che ha chiesto al governo Ortega la fine delle “vessazioni” contro la Chiesa. La risoluzione – che chiede anche il rilascio di quanti da diverse settimane finiscono in carcere per essersi opposti al governo del presidente Daniel Ortega e di Rosario Murillo, moglie e vicepresidente – è stata proposta da presentata da Antigua e Barbuda e votata da 27 dei 34 Paesi membri: Saint Vincent e Grenadine ha votato contro, mentre si sono Bolivia, El Salvador, Honduras e Messico.

Un appello, quello dell’Osa, cui ha unito la voce, scrive VaticanNews, anche la Santa Sede per bocca del suo osservatore permanente, mons. Juan Antonio Cruz Serrano, che in una dichiarazione ha espresso la «preoccupazione» vaticana, invitando a trovare «vie di intesa, basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca», dirette al «bene comune e la pace», e ribadendo che la Santa Sede è “«sempre pronta a collaborare con quanti si impegnano nel dialogo», ritenendolo «strumento indispensabile di democrazia e garante di una civiltà più umana e fraterna».

Tace ancora papa Francesco, cui sono giunti da più parti appelli in sostegno della Chiesa nicaraguense. L’ultimo è firmato da questo 61 organizzazioni di esiliati nicaraguensi che gli hanno fatto recapitare una lettera il 10 agosto scorso.
adista