Nel cuore dell’evangelizzazione

L’immagine scelta da Missio Italia come manifesto della Giornata missionaria è un murales di San Salvador che raffigura monsignor Óscar Arnulfo Romero con padre Rutilio Grande García, martire gesuita. Sono rappresentati, in basso, i segni della fraternità: pane, calice, Bibbia e croce, suoi simboli nella fede, insieme ai frutti della terra che costituiscono la fraternità e la solidarietà fra le genti.

18 ottobre: la Giornata Missionaria Mondiale

Ha quasi cento anni ma non li dimostra. La Giornata missionaria mondiale viene celebrata dal popolo di Dio in tutto il mondo da quando, il 14 aprile del 1926, Papa Pio xi  la istituì su richiesta dell’Opera per la propagazione della fede, fissandola per la penultima domenica di ottobre, tradizionalmente riconosciuto come mese missionario per eccellenza. Da allora i fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e a impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese. Con le offerte della Giornata si sostengono progetti per consolidare le comunità cattoliche in Asia, Africa, America latina, Oceania: costruzione di cappelle, aiuto ai catechisti, vita dei seminari, formazione del clero locale, assistenza educativa all’infanzia, sono fra i tanti ambiti che la colletta universale va a beneficiare.

«L’annuale Giornata mira soprattutto alla formazione della coscienza missionaria in seno a tutto il popolo di Dio, tanto degli individui quanto delle comunità,  alla cura delle vocazioni missionarie, al progressivo incremento della cooperazione, spirituale e materiale, all’attività missionaria in tutta la sua dimensione ecclesiale (…) Tale Giornata ha procurato alla Chiesa frutti consolanti e copiosi non solo a riguardo dell’apostolato missionario diretto, ma altresì per la conservazione e l’incremento della fede tanto nelle Chiese di antica data, come in quelle di recente fondazione». Con queste parole Papa Montini  nel 1976 ricordava il 50° anniversario di fondazione della Giornata missionaria mondiale che si avvia ora a compiere cento anni. E alcuni anni prima, nel messaggio del 1968, lo stesso Paolo VI  ricordando ai fedeli le necessità dei cosiddetti “territori di missione” (scuole, ospedali, chiese, oratori, lebbrosari, seminari, centri di formazione, viaggi, personale) rimarcava che i popoli in quei paesi «possono offrire ben poco per tale scopo» in quanto «si tratta generalmente di regioni in via di sviluppo, talvolta poverissime». E allora «la beneficenza è incerta, casuale, affidata al buon cuore e alle possibilità di donatori occasionali».

In tal senso diventa prezioso, allora, il lavoro delle Pontificie opere missionarie che coinvolgono il popolo di Dio «nella fondazione della Chiesa tra le genti, mediante l’apporto di aiuti spirituali e materiali». La loro azione organizzata, sottolineava Benedetto xvi  nel 2011, è espressione della «missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa», che «è ancora ben lontana dal suo compimento», se vi sono ancora «popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo messaggio di salvezza». Questo annuncio è corresponsabilità di tutti i battezzati, è universale e coinvolge ogni credente: «Il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto, è un dono da condividere, una bella notizia da comunicare. E questo dono-impegno è affidato a tutti i battezzati, i quali sono “stirpe eletta, gente santa, popolo che Dio si è acquistato” (1 Pietro,  2, 9), perché proclami le sue opere meravigliose», concludeva Papa Ratzinger.

Nella medesima scia si pone il messaggio di Papa Francesco per la Giornata del 2020 (domenica 18 ottobre), intitolato «Eccomi, manda me» (Isaia , 6, 8), interpellando e sottolineando la vocazione missionaria di ogni battezzato. Quella risposa dell’“eccomi”, oggi sembra riguardare sempre più anche i fedeli laici: che la missione evangelizzatrice non sia soltanto appannaggio dei sacerdoti, religiosi e suore è un dato che si evidenzia grazie alla crescita costante dei missionari laici nel mondo. Come riporta il dossier statistico pubblicato in occasione della Giornata missionaria dall’Agenzia Fides, espressione delle Pontificie opere missionarie, il loro numero a livello globale supera quota 376.000 con un incremento annuale di oltre 20.000 unità, che si registrano soprattutto in Asia (+12.433) e in America (+8129). Sono diverse, poi, le associazioni e i movimenti ecclesiali che inviano intere famiglie in missione, perché la famiglia, in sé, testimonia la fede ed evangelizza.

Con la consapevolezza che «la missione è ovunque», non solo e non per forza in terre lontane, è nato in Italia e si sta diffondendo il gruppo delle cosiddette “famiglie missionarie a chilometri zero”, che trovano gli evangelici “estremi confini della terra” nelle periferie delle metropoli europee, segnate da degrado, disagio, violenza, e criminalità, mettendosi a disposizione per una preziosa opera pastorale e sociale. Al riguardo, in vista dell’evento, la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) ha osservato come la lotta a questi crimini contro l’umanità, in particolare la tratta, deve essere una priorità dell’Ue.

Lo spirito che anima queste esperienze, e che è il cuore della Giornata missionaria mondiale, è quello di rispondere alla chiamata, di ogni battezzato, a far conoscere la bontà, la misericordia e l’amore di Dio per tutti gli uomini, prima di tutto attraverso un atteggiamento di accoglienza e uno stile di vita basato sulla fraternità.

In un tempo segnato, a livello internazionale, dalla pandemia e dall’isolamento, i credenti hanno sperimentato la nostalgia delle relazioni di familiarità e di amicizia. Per questo intendono vivere nuove relazioni con il prossimo, in particolare con quanti pagano le conseguenze negative della crisi dovuta al Covid-19. Questa è la vocazione missionaria che oggi la Giornata mondiale riporta all’attenzione: donare a tutti gli uomini l’esperienza dell’amore di Dio che trasforma dall’interno e tesse legami di fraternità a ogni latitudine.

di Paolo Affatato

Osservatore Romano