MINORI: ancora 168 milioni di bambini lavoratori

​(Ap Photo)

Lavori pericolosi, orari disumani, sfruttamento di ogni tipo: anche se qualche progesso è stato fatto, resta ancora alto nel mondo il numero di bambini costretti a lavorare. Contro ogni legge, morale e di natura. Il rapporto dell’Organizzazione internazionale per il lavoro (Ilo) delle Nazioni Unite, pubblicato alla vigilia della Conferenza globale sul lavoro minorile che avrà luogo a Brasilia il prossimo mese, mostra che i progressi più significativi si sono registrati tra il 2008 e il 2012 con un calo del numero globale da 215 milioni a 168 milioni. Ancora troppi, per l’organizzazione mondiale.

Anche se i minori coinvolti si sono ridotti di un terzo dal 2000 (quando erano 246 milioni), l’andamento non consentirà infatti di raggiungere l’obiettivo fissato dall’Ilo stessa, e condiviso dalla comunità internazionale, di eliminare le peggiori forme di sfruttamento entro il 2016. “La direzione è giusta ma ci stiamo muovendo troppo lentamente. Se vogliamo veramente porre fine a questo flagello nel prossimo futuro, dobbiamo raddoppiare gli sforzi a tutti i livelli. Abbiamo 168 milioni di buone ragioni per farlo”, ha dichiarato il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder.

Più della metà dei 168 milioni di bambine e bambini lavoratori nel mondo svolgono lavori pericolosi che hanno conseguenze dirette sulla loro salute, sicurezza e sviluppo morale. Sono quasi cento milioni i bambini che
lavorano nei campi soprattutto in Asia, Africa e America latina per ottenere prodotti agricoli e alimentari spesso destinati alcconsumo nei Paesi più ricchi. Dalle rose alle banane, dallo zucchero di canna all’olio di palma, dal cacao al caffè fino ai gelsomini sono molti i prodotti importati sui quali – sottolinea in Italia la Coldiretti – pesa l’ombra dello sfruttamento minorile che si concentra per il 46 per cento in Asia, per il 35 in Africa e per l’8 in America latina.

Trentotto degli 85 milioni di bambini oggi coinvolti in attività dannose per la loro salute e la loro crescita, fanno parte della fascia di età più fragile ovvero quella tra i 5 e i 14 anni. Si tratta di bambini che lavorano la notte, sono esposti ad abusi fisici o sessuali, lavorano sotto terra o sotto l’acqua, a contatto con macchinari o strumenti di lavoro pericolosi, esposti a sostanze, rumori o temperature dannose per la loro salute.

L’agricoltura rimane il settore in cui si trovano più minori lavoratori (98 milioni di bambini o il 59%), ma il fenomeno è ugualmente rilevante nel settore dei servizi (54 milioni) e nell’industria (12 milioni), perlopiù nell’economia informale. Non sono i paesi più poveri, ma quelli a reddito medio e medio-alto quelli in cui i bambini lavorano di più in termini assoluti:«93,6 milioni di bambini che lavorano nel mondo (su un totale di 168) si trovano in paesi a medio reddito e di questi 12,3 milioni si trovano in paesi a reddito medio alto.

Annalisa Guglielmino – avvenire.it