Messaggio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Vivere e amare l’accoglienza

L’Osservatore Romano

(Gennadios –  Metropolita arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta) Abbiamo un dramma: l’uomo soffre, ha bisogno di un’ospitalità umana, di una filoxenia amichevole; aspetta una fraterna accoglienza, aspetta un aiuto; aspetta la vera amicizia e il vero intervento per la sua salvezza. Il prossimo, influenzato dai diversi gruppi negativi e lontano dalla filantropia di Dio, è incapace di salvare se stesso e gli altri. Aspetta il miracolo per la sua salvezza; Dio è amore; Lui donerà l’illuminazione, la prosperità, la pace e la Sua grazia per il bene dell’uomo.

Allora, «ripropone il dramma dell’umanità davanti alla terrificante potenza degli elementi della natura. I passeggeri della barca sono alla mercé dei violenti flutti del mare, sotto di loro la poderosa tempesta che infuria intorno a loro. Sono forze che li spingono verso approdi sconosciuti, dove si trovano persi e senza speranza». In questa nave alla deriva nel Mediterraneo, ove ci sono 276 passeggeri, solo uno è sereno e cerca d’infondere coraggio agli altri: è l’apostolo Paolo, imbarcato come prigioniero per essere condotto da Cesare. Di grande importanza è l’assicurazione che ha avuto da un angelo di Dio: «Non temere, Paolo! Tu dovrai comparire davanti all’Imperatore e Dio, nella sua bontà, ti dona anche la vita dei tuoi compagni di viaggio» (Atti, 27,24).
Vediamo le meraviglie di Dio: la Provvidenza di Dio che salva tutti i passeggeri; la fede cristiana che raggiunge Malta attraverso l’Apostolo che vi compirà numerose guarigioni e questo naufragio si celebra ogni anno, il 10 febbraio, noto come la festa del Naufragio dell’Apostolo Paolo.
Il libro degli Atti dopo questo racconto sottolinea l’accoglienza umana riservata dai maltesi ai naufraghi. Essi trattarono “con gentilezza”, con filantropia; li “radunarono” con accoglienza attorno a un grande fuoco, perché si scaldassero e si asciugassero; cioè una “calda accoglienza”. Gli avvenimenti non si fermano qui. Viene la partenza dei naufraghi e, come dicono gli Atti, diedero loro «tutto quello che era necessario per il viaggio» (Atti, 28,10). I maltesi hanno dimostrato la loro filantropia, la filoxenia, vale a dire l’ospitalità. Era la loro amicizia per lo straniero (possiamo leggere anche nella Ebrei, 13,2; ricordiamo di avere anche la filoxenia di Abramo alle Querce di Mamre, in Genesi, 18).
L’amore e la filantropia dei maltesi di quella epoca di crisi e d’indifferenza, purtroppo non esiste oggi tra gli uomini, fra i responsabili e le autorità del mondo. Anche oggi esiste il grande e difficile problema delle migrazioni, un problema che ha bisogno di essere risolto. Chi ricorda oggi l’invito all’accoglienza: «Ero straniero e mi avete ospitato» (Matteo, 25, 35). Il prossimo, secondo i Santi Padri della Cappadocia «è icona (immagine) di Dio».
Il nostro augurio e la volontà di Dio è che possa la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani rafforzare e illuminare tutti i cristiani e le nostre Chiese per vivere e amare l’accoglienza, anzi praticare la filantropia e la filoxenia a favore del nostro prossimo e riuscire ad avere la comunione tra gli uomini, fra gli Stati, fra le sovranità, fra le società, in modo da costruire la prosperità spirituale di tutta l’umanità per la gloria di Dio.
L’Osservatore Romano, 20-21 gennaio 2020