Meditazione sull’Assunta : Il corpo come tempio dello Spirito

di Alberto F. Ambrosio

Quest’anno mi è capitato di vivere il sabato santo e tutta la settimana di Pasqua in uno degli ospedali più grandi dell’area milanese, il San Paolo. Da Istanbul, dove avrei dovuto celebrare la Resurrezione con la mia sparuta comunità, mi sono ritrovato lì – per stare vicino a mia mamma ricoverata d’urgenza – come parte di una comunità ancora più piccola, quella di una camera di ospedale. Accanto a mia mamma e a mio fratello Paolo che l’accompagna sempre, mi sono ritrovato catapultato in un’atmosfera che non avrei certo immaginato nemmeno tre giorni prima. Così, dal sabato santo al sabato dell’ottava di Pasqua ho ripercorso una settimana santa un po’ speciale.
Poi tutto è rientrato nell’ordine fino a quando, purtroppo, un mese dopo mia mamma è stata nuovamente ricoverata. Stesso reparto, stessi medici, stesso personale. Ho celebrato lì anche l’Ascensione.
All’approssimarsi della Pasqua estiva, l’Assunzione di Maria, e nella calura di questa stagione non posso non ritornare con la memoria a quelle due settimane in cui ho sperimentato in prima persona, certo, la sofferenza dei vicini e dei familiari ma, in modo più allargato – in quanto prete e frate domenicano – anche quella generale di un ambito, il mondo della malattia, che la nostra società vuole concentrare in un unico luogo, l’ospedale.
E ripensandovi, riandando a questi momenti che forse sono stati tra i più intensi di questi mesi, provo quasi una certa nostalgia. Sì, perché nella sofferenza tutti i sentimenti diventano più forti e nitidi, ma anche più sani. Non parlo solo di quelli tra familiari, ma anche quelli nei confronti dei medici e soprattutto del personale paramedico e degli infermieri.
Quante volte con mio fratello, e talvolta con qualche amico, ci siamo fermati a riflettere sul senso di una santità tutta laica, quella di questi ragazzi, alcuni italiani e molti nuovi italiani, che con donazione totale fanno tutto quello che anche un parente non ha il coraggio di fare. Sì, proprio così. Che pena vedere un figlio arrivare dalla madre, per un quarto d’ora al giorno, stare con lei a chiacchierare un po’ e in quei quindici minuti aprire il giornale per la metà del tempo. Il personale invece passa ore e ore ad accudire i malati. Si dirà che lo fa perché pagato. Sì, ma talvolta anche essere pagati non basta per fare certi servizi. Eppure è così: i parenti e le famiglie passano, i medici e il personale no.
E poi ci stupiamo che nelle nostre società si parli di eutanasia. Bisognerebbe infatti riparlare di rapporti familiari, di affetti tra membri della stessa famiglia prima di affrontare la questione. Vedere quello spettacolo di sofferenza non tanto fisica dei pazienti, ma piuttosto di desolazione umana, ha suscitato in me molte domande. Dove stiamo andando? Tutta questa tecnologia applicata alla salute cosa ci ha portato? Maggiore solitudine, certamente, e una qualità della vita appena migliore, perché nella vecchiaia tutto è comunque più difficile.
L’Assunzione di Maria Vergine ci porta a meditare sui rapporti tra la madre e il figlio, Gesù Cristo, e su una madre che ha visto morire in croce quel suo unico figlio. Eppure, sotto la croce, il figlio ha affidato la madre al discepolo amato, Giovanni. Questo ci dice che la vita nel corpo è importante e che questo deve essere presa in considerazione come il tempio dove lo Spirito Santo pone la sua dimora. La nostra vecchia Europa non può schivare il problema, vi è dentro fino al collo. Tutte le nostre vite, anche giovani, sono un po’ paralizzate da quelle dei nostri anziani.
Avrei voglia di dire che lo sono non solo per via della malattia e della vecchiaia, ma questa è un’altra questione, ben più spinosa. Il corpo è il vero tempio dello Spirito Santo. Senza corpo non esisterebbe nemmeno il cristianesimo. San Paolo dice che senza resurrezione la nostra fede sarebbe vana. Allora andiamo oltre, e diciamo che senza corpo la nostra fede sarebbe vana.
L’Assunzione di Maria ci ricorda queste verità. Forse per questo il cristianesimo occidentale parla di assunzione e non di dormizione: proprio per esaltare ancora di più il corpo glorioso. E forse si potrebbe anche dire che per Cristo in cielo sarebbe stato troppo straziante vedere sua madre in una morte che non fosse già preannunzio per tutti della risurrezione. Abbronzati, riposati, affaticati, in questa festa dell’Assunzione ripensiamo al nostro corpo come tempio dello Spirito Santo. Chissà, forse queste riflessioni mi vengono perché mia mamma si chiama Assunta.

(©L’Osservatore Romano 13-14 agosto 2012)