Martini, la salutare inquietudine della Chiesa

di: Francesco Cosentino – Settimana News

Un’affettuosa lettera indirizzata al Cardinal Martini, che fu arcivescovo di Milano e del quale, a dieci anni dalla morte, si sente ancora nostalgia, apre il nuovo libro di don Armando Matteo La Chiesa che verrà. Riflessioni sull’ultima intervista di Carlo Maria Martini, edito da San Paolo.

Pungolo profetico
Il teologo calabrese, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, oggi chiamato da papa Francesco nel ruolo di Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, offre al pubblico una riflessione serrata sull’attuale crisi della fede nell’Occidente, prendendo spunto dalla statura e, ancor più, dallo stile del cardinal Martini, che viene descritto così: «Lo stile dell’intercessione: lo stile di chi procede sforzandosi di far dialogare mondi diversi» (p. 10).

Martini ci è riuscito egregiamente e rappresenta un pungolo profetico anche per noi. Partendo da qui, l’autore rilegge in modo straordinariamente efficace e attuale quella nota ultima intervista che il Cardinale rilasciò poco prima di essere consumato dalla malattia, nella quale denunciò il ritardo della Chiesa, il suo immobilismo, la sua incapacità di scuotersi; ma l’intuizione di fondo del testo – senza dubbio originale – è quella di indicare proprio nella figura e nel Magistero di papa Francesco la via per superare la paura paralizzante che ci contraddistingue e per edificare la Chiesa del futuro. Infatti, «nessuno più di lui ha invitato i credenti, in questi anni, allo sforzo di una nuova immaginazione del possibile ecclesiale… Francesco è la via per la Chiesa che verrà» (p. 19).

La tesi viene sviscerata anzitutto attraverso un’analisi che fa «vedere» plasticamente il ritardo accumulato dalla Chiesa e denunciato da Martini. In particolare, Matteo denuncia una visione ecclesiale e pastorale che non ha ancora preso sul serio il cambiamento in atto in Occidente, limitandosi a pensare che si tratta solo di qualcosa di nuovo e di diverso che si aggiunge al passato e che, quindi, richiederebbe al massimo qualche aggiustamento pastorale e niente di più.

Invece, siamo in presenza di un «mondo altro», i cui cambiamenti attestano la crisi attuale dell’agire ecclesiale, specialmente riguardo al contenuto dell’annuncio, alla relazione con l’universo giovanile, alla questione femminile. In questo contesto di crisi, tuttavia, la fede cristiana può essere ancora una parola fondamentale nelle terre del benessere, laddove le persone non sono più minacciate dalla povertà, dalla privazione e dalla durezza del vivere quanto da una pienezza e potenza che è diventata «egolatria»: un eccesso che stordisce e rende frenetici. La fede ci ricorda invece la nostra destinazione, il «per chi vivere», la mitezza di Gesù che è capace di orientarci al futuro migliore per tutti.

Inquieta domanda
Occorre pertanto passare «da una pastorale del cambiamento a un cambiamento della pastorale: è l’insieme che non funziona più e che richiede una totale riscrittura» (p. 100), oltre le resistenze tradizionaliste e identitarie, oltre lo spirito del risentimento. L’autore afferma che per il cristianesimo «è scattata l’ora della rinascita» (p. 131) e ne tratteggia il volto: una Chiesa in cui si possa realmente incontrare Gesù e la sua bellezza, che rimette al centro la Parola di Dio; che diventa luogo dove «si insegna il gesto della preghiera» (p. 145).

Una Chiesa che, nella liturgia come in altri momenti della sua vita, propone un’esperienza di festa e di incontro, rompendo il binomio fede-depressività e che, prima della disciplina appaia come luogo della prossimità e della comunione, uno «spazio autentico e concreto di comunione, di riconoscimento, di partecipazione» (p. 155).

Il testo si chiude in modo suggestivo con un capitolo in cui l’autore fa quasi «incontrare» il cardinal Martini e papa Francesco. La proposta finale si declina in dieci domande formulate a partire dal magistero di Francesco, affrontando le quali ci si potrebbe far carico del ritardo denunciato da Martini; esse riguardano il modo di immaginare la fede, la felicità nell’essere credenti, l’interesse per il destino del mondo, la misericordia, l’amore, la santità della vita quotidiana, il «quanto» sentiamo davvero la mancanza dei giovani, i sogni per la Chiesa e per il mondo e, infine, una domanda che resta al cuore di ogni domanda e di ogni cammino di fede: che fine ha fatto la tua inquietudine?

Nessuno più di Martini ci ha dato testimonianza di quella che papa Francesco chiama l’inquietudine interiore, scrive Matteo. Leggendo questo libro, si può ben dire che anch’esso pone al nostro cammino di credenti quella «inquieta domanda» che ci tiene desti e che, custodita nel cuore, apre spiragli nuovi per la Chiesa che verrà.

Armando Matteo, La Chiesa che verrà. Riflessioni sull’ultima intervista di Carlo Maria Martini, San Paolo, Milano 2022, pp. 207, € 18,00. Pubblicato su L’Osservatore Romano, 1° luglio 2022.