Malintesi, intelligenze tradimenti e “corvi” vari

«La mia educazione religiosa, catechistica e teologica è tutta preconciliare. Il sistema era molto organico, privo di fantasia e creatività. Potrei definire l’insieme – non vorrei essere inteso male – un po’ noioso, pesante, ripetitivo, senza scioltezza». Così Martini in “Il mio Novecento” (“Sole 24Ore”, 2/9, p. 27). «Non vorrei essere inteso male»: nella difficilissima situazione di parola e di ascolto degli ultimi giorni lo avrebbe detto anche per la frase sulla «Chiesa in ritardo di 200 anni». Ha vissuto in e per questa Chiesa, ha parlato per essa annunciando Cristo e questa Chiesa. Amici e “interpreti” ricordino anche altre parole celebri della sua vita di uomo, prete, esegeta, teologo e pastore! Altro… Ieri (“La Stampa”, p. 3) a firma “Jena”, fama di acutezza: «Se la Chiesa fosse una istituzione intelligente, Martini ne sarebbe stato il Papa». Ma in 2.000 anni, se la Chiesa fosse (solo) un’istituzione intelligente sarebbe finita 2.000 volte. Invece è qui, viva, pur con qualche “ritardo” e qualche “sporcizia” (ricordata nel Venerdì Santo 2005…) e con tanti “tradimenti” antichi e recenti: da Giuda in poi, “corvo” qua “corvo” là, non c’è poi molta differenza. Altro… Ieri su “Repubblica” (p. 24: “Quando la carità prevale sulla verità”) ancora con riferimento al cardinale Martini arriva la lezione: «secondo quanto dettò Gesù, “Amerai il tuo prossimo come te stesso”, la carità così intesa è l’opposto della “verità”». Augias boccia così il «ritenersi in possesso» della verità. Ma Gesù ha detto: «Io sono la verità» e, vedi caso, proprio ieri Benedetto XVI ha detto: «Noi non abbiamo la verità: apparteniamo alla verità». Non capire la differenza è un altro malinteso: e grosso.
a cura di Gianni Gennari – avvenire.it