Ma le grandi questioni non possono entrare nelle bustine di Minerva

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Anche Umberto Eco si è lasciato conquistare dalla «questione monoteista» (la religione come causa di «guerre sante») che, per essere trattata seriamente, come doveroso, avrebbe bisogno di più profondità di quella della “Bustina di Minerva” – quella che contiene fiammiferi facili da accendere ed è il titolo della rubrica di Eco su L’Espresso (numero del 9 ottobre) – e anche di questo Controstampa. Qualcosa, però, è doveroso suggerire a Eco. Per esempio che le Crociate (la prima serie di guerre scatenata dai cristiani) non avevano come oggetto il politeismo dei popoli palestinesi, ma la liberazioni dei Luoghi Santi. E, secondo esempio, è un dato di fatto che la guerre dei Conquistadores erano mosse dagli avventurieri ispanici, i quali miravano all’oro delle popolazioni autoctone sudamericane. I missionari che erano al loro seguito e talvolta li anticiparono, posero, insieme con la fede, sia pure un po’ imposta, i fondamenti della evoluzione civile di quelle popolazioni. Ugualmente si può dire delle guerre coloniali moderne che miravano non a convertire gli idolatri africani e asiatici, bensì ad assicurarsi (leggi: rubare e sfruttare) le loro ricchezze. In queste ultime guerre non c’erano plotoni di missionari, perché la loro presenza fu estranea e indipendente dalle guerre di conquista. Nel monoteismo cristiano non c’è alcun “libro” o testo che induca alla guerra, bensì un esplicito contrario. Non così nell’islamismo che proprio nel Corano ha l’invito alla guerra santa, anche se sul significato del jihad si danno interpretazioni spesso grossolane. Anche i giudizi affrettati portano alla guerra.

VIOLENZA CULTURALE
«Diritti per tutti e il paese riparte». In un editoriale di L’Espresso (oggi in edicola) lo sostiene Roberto Saviano che, per scrivere «tutti» ha tolto alle cosiddette «Sentinelle in piedi» (quelle che ferme, silenziose, a distanza l’una dall’altra e leggendo in silenzio ciascuna un libro, manifestano il diritto di dimostrare la propria opinione contraria al matrimonio tra gay) e l’ha passato ai facinorosi gay e filogay, che le hanno violentemente aggredite. Le “Sentinelle” erano colpevoli – ha scritto Saviano con infelice fantasia – di «forte violenza culturale» e ha spiegato: «Non riesco a capire come si possa spendere il proprio impegno per fermare il diritto a sognare» di una parte ristretta di omosessuali. Noi, invece, riusciamo a comprendere bene come lui, per superbia e fanatismo, sia arrivato a scrivere su una rivista che merita rispetto questo reale esempio di intollerante e fisica violenza culturale. Effetti del pensiero unico laicista e totalitario.

LA DONNA «È» POLITICA
«Io ho accettato di essere identificata come donna con una vera e propria decisione politica». Lo scrive su Il manifesto (mercoledì 8) Luisa Muraro, filosofa e scrittrice del femminismo cosiddetto «della seconda ondata» (all’ingrosso: post Sessantotto) e questa idea è in qualche modo una sintesi del suo «pensiero sulla differenza». Identificazione discutibile sia perché sa parecchio di teoria del gender sia perché non si capisce bene come la Muraro potesse essere identificata prima di questa «decisione» sia, infine, perché divide in due il grande popolo femminile creando una sorta di élite (come quello delle «brahmine» hindu) che discrimina chi donna si sente soltanto perché è nata femmina.

PAROLE FUORI POSTO
A proposito del Sinodo un titolo di Repubblica (domenica 5) diceva: «Quel no di Martini alla Chiesa dei dogmi». Su Il Giornale (sabato 4): «Il quattrozampe di casa è come un figlio», perché uno studio del Massachusetts General Hospital avrebbe scoperto che, sia pure con maggiore e minore intensità, nel cervello di una mamma davanti a un figlio o al suo cane «si accende la stessa area».

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