Londra. Giovani in pista alla Eco-Marathon: il futuro è di chi consuma meno

da Avvenire

Giovani in pista alla Eco-Marathon: il futuro è di chi consuma meno

Non vince chi arriva primo, ma chi consuma meno e sa guardare più lontano. La leggerezza, anche delle idee è fondamentale. Infatti Teresia ha 16 anni e pesa 42 chili, ma per stare a bordo di questi veicoli geniali bisogna averne addosso almeno 8 di più: per questo l’hanno zavorrata. Studia all’Istituto Tecnico Leonardo da Vinci di Carpi, non ha nemmeno la patente del motorino ma a Londra fa il pilota, in questa straordinaria gara di talento, competenza, passione e visione del futuro.
Sono tanti, giovani, “malati” di motori, aerodinamica, strategia, meccanica. I loro progetti sono siluri avveniristici come i loro nomi, ad esempio il “Molecules going hybrid” del Politecnico di Torino che l’anno scorso ha fatto correre un prototipo ad idrogeno in grado di percorrere l’equivalente di 2467 km/litro. A Londra ha portato anche un veicolo a bioetanolo di seconda generazione in grado di percorrere fino a 146 km con un litro, pensato però per essere uguale a un veicolo omologabile. Oggi costa 200 mila euro di materiali e tanto lavoro, ma la sperimentazione e lo sviluppo di piccole imprese come queste rappresentano il futuro di tanti giovani e di chiunque sogni una mobilità meno inquinante.
Per questo da 34 anni Shell ha creato una vera e propria competizione, la Shell Eco-Marathon, che ha due obiettivi ben precisi: dare spazio dopo una rigorosa selezione ai migliori aspiranti ingegneri e studenti di tutto il mondo per suggerire un futuro alternativo all’industria dell’automobile, ma anche trovare soluzioni che possano permettere alle vetture di tutti i giorni di consumare meno e dunque di inquinare il meno possibile.

Il principio è ideare e realizzare veicoli adatti a percorrere quanta più distanza possibile con la minor quantità di carburante ed emissioni. Le squadre partecipanti (a Londra ci sono 150 team in rappresentanza di 24 Paesi) possono realizzare prototipi futuristici, ma anche Urban Concept, costruiti secondo i criteri convenzionali dei veicoli da strada.
Questi veicoli possono essere alimentati anche tramite carburanti tradizionali. Per giudicare equamente i diversi tipi di energia impiegata, la giuria prima della partenza riempie il serbatoio del veicolo e, compiuti 8 giri del percorso cittadino, lungo 2,24 Km con una velocità media di 25 km/h (in un tempo massimo di 35 minuti con pit stop ad ogni giro per simulare i semafori delle città), rapporta il carburante rimasto per stabilire il vincitore. Il totale dell’energia consumata è poi calcolata ed espressa in termini dell’equivalente in chilometri/litro. Il record assoluto ottenuto da uno di questi prototipi è strabiliante: 4.896 chilometri con l’equivalente di 1 litro di carburante siglato dal team francese del Politecnico di Nantes nel 2010.

Quest’anno i team si sono confrontati nell’ambito del festival “Make the Future Live”, una sorta di rassegna universale della sostenibilità, davanti a 25 mila persone al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra. Per l’Italia hanno partecipato sei team, appartenenti a due Università e a due Scuole superiori del nostro Paese. Il team dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci di Carpi (Modena) si chiama ZeroC, è composto da studenti di meccanica e neo-universitari che hanno messo in pista l’evoluzione del prototipo completamente elettrico con cui hanno vinto la passata edizione della gara: in fibra di carbonio, pesa 29 kg e può percorrere 754 km con un Kw/h di energia, quasi ovvero la distanza che separa Milano da Napoli.

«Il progetto – spiega Gianmario Scalabrini, team manager della squadra – è costato 16 mila euro, ma soprattutto tanto tempo e tantissima passione. Siamo un gruppo di 22 persone, qui dormiamo in campeggio a 4 km dalla pista per risparmiare e durante l’anno quando non studiamo, occupiamo ore e ore per progettare e mettere su strada il nostro veicolo. Una gran fatica, ma ne vale la pena».
Nella visione di Shell che la organizza investendo grandi energie e con una forte esposizione economica, questa competizione può fornire a lungo termine non solo ingegneri di assoluto valore per le Case automobilistiche, ma anche soluzioni che potrebbero essere sviluppate per tamponare la futura messa al bando del diesel facendo divenire convenienti anche carburanti a oggi meno economici e che garantiscono un minore chilometraggio.

«Non è un controsenso che una multinazionale che produce oli combustibili e carburanti tradizionali incoraggi soluzioni alternative e si occupi di sostenibilità – spiega Valeria Contino, responsabile delle relazioni esterne di Shell Italia -. Da sempre le attività di Shell si ispirano a valori guida quali la sostenibilità energetica, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo tecnologico, grandi temi che sono la base delle più importanti sfide energetiche globali. La Eco-Marathon è un esempio concreto di come l’azienda si stia muovendo verso un futuro improntato su una mobilità sostenibile, promuovendo l’importanza delle conoscenze scientifiche e matematiche al fine di incoraggiare le prossime generazioni di ingegneri e scienziati a creare soluzioni innovative per la mobilità del domani».
Ha 22 anni e studia ingegneria aerospaziale infatti Danilo Caterino, capo del team H2politO del Politecnico di Torino che l’anno scorso ha conquistato il secondo posto della categoria Prototipi alimentati a idrogeno con il veicolo “IDRAkronos”, composto da una monoscocca autoportante in fibra di carbonio e alimentato da una Fuel-cell a idrogeno da 500 W e da un motore elettrico brushed ad alta efficienza da soli 200 W. Nello specifico, il prototipo ha registrato un consumo di 831 km/mc di idrogeno in condizioni normali, che corrisponde a circa 2.467 km con un litro di benzina, riuscendo a percorrere più della distanza che separa Roma da Kiev.

«Il nostro veicolo – racconta Danilo – pesa 39 kg e può fare 30 km all’ora di velocità. Ci abbiamo lavorato sopra per 6 mesi in 60 ragazzi. I costi? Alti, circa 90 mila euro, ma per fortuna oltre al Politecnico di Torino ci supportano una trentina di sponsor, altrimenti non saremmo qui. Lo scopo? Dimostrare che esiste un futuro diverso. Questo è solo un prototipo certo, e può al massimo viaggiare a 30 km all’ora ma è la riprova che l’ingegneria può dare risposte a zero emissioni con percorrenze strabilianti».
Un progetto controcorrente è quello dell’Istituto Tecnico Professionale Bucci di Faenza, il veterano della manifestazione essendo stato il primo molto tempo fa a riuscire a qualificarsi con un suo veicolo alla Shell Eco-Marathon. A Londra infatti ha gareggiato nella categoria prototipi con un veicolo a batteria elettrica interamente in fibra di carbonio ma tra gli Urban Concept ha portato “Nova-Student”, un mezzo alimentato a gasolio che ha concluso la gara al terzo posto assoluto della categoria con un consumo di 226 km con un litro.

Luigi Mengozzi, 19 anni, il più anziano del team dei dieci sedicenni di Faenza che hanno portato il veicolo a Londra e prossimo all’iscrizione a ingegneria meccanica, spiega che non si tratta di una provocazione, ma di una scelta precisa: «Anche se lo sviluppo porterà inevitabilmente questo veicolo il prossimo anno a trasformarsi in elettrico, la scelta del gasolio resta ancora più che sostenibile malgrado le polemiche che lo stanno investendo. Puntando sulla scocca completamente in carbonio, il design e l’aerodinamica per tenere bassi i pesi, si può progettare una vettura diesel a bassissimo impatto ambientale e ad altissimo rendimento». Questo progetto dell’Istituto Bucci è costato 40 mila euro e il lavoro appassionato di un anno di 30 ragazzi. Entusiasmo, fatica, sogni, grandi cervelli in erba. Il futuro, per fortuna, è una strada che viaggia con loro.