Matteo Renzi con Marco Carrai nel 2014 – Archivio Ansa
Con 15 avvisi di chiusura delle indagini (11 consegnati a persone fisiche e 4 ad altrettante società), firmati dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto Antonio Anastasi, la Procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti sulla fondazione Open. Secondo i pm, la fondazione avrebbe funzionato come una sorta di articolazione di partito, mettendo in cassa elargizioni per milioni di euro, poi in parte destinati a finanziare la carriera politica dell’allora esponente del Pd (oggi leader di Italia Viva) Matteo Renzi e della corrente renziana.
Al senatore Renzi e ai deputati Maria Elena Boschi (Iv) e Luca Lotti (Pd) viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa, tra il 2014 e il 2018, i tre avrebbero ricevuto attraverso la Fondazione, in violazione della normativa sul finanziamento ai partiti, oltre 3 milioni e mezzo di euro per la loro attività politica e per le necessità della corrente renziana del Partito democratico. «Era ora. Fino a oggi ha lavorato la procura, ora la palla passa alle difese», è l’asciutto commento dell’avvocato Federico Bagattini, uno dei legali di Renzi, a proposito dell’arrivo dell’avviso di conclusione delle indagini.
Fra gli indagati, sempre per finanziamento illecito, figurano l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e Marco Carrai, imprenditore esperto di cybersecurity e componente del Consiglio direttivo di Open. Ad altri indagati, a vario titolo, vengono contestati, oltre al finanziamento illecito, i reati di corruzione, riciclaggio, traffico di influenze.
Una volta chiuse le indagini, toccherà alla procura decidere se richiedere al tribunale di Firenze, per tutti o per alcuni indagati, il rinvio al giudizio o se optare per la richiesta di archiviazione. Ieri, intanto, per la terza volta, il tribunale del Riesame di Firenze ha confermato il sequestro dei documenti di Marco Carrai, eseguito nel novembre 2019.
Avvenire