Una lettera aperta con dieci priorità per chiunque sederà in Parlamento o si troverà a governare l’Italia dopo le elezioni del 25 settembre. Il network di associazioni ‘Ditelo sui tetti (Mt 10,27)’ ha aggiornato così «l’Agenda pubblica» (presentata lo scorso marzo alla presenza del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin), che mette a disposizione «come contributo a un dialogo con tutti sul bene comune perseguibile nell’imminente, XIX legislatura».
Spiega Domenico Menorello a nome della rete associativa: «Abbiamo elaborato sessantacinque obiettivi concreti e realizzabili », sintetizzati appunto nelle dieci priorità della lettera aperta. La documentazione integrale si trova sul sito https:// www.suitetti.org/. «Il nuovo Parlamento dovrà preliminarmente decidere – si legge in una nota – se, come successo nell’attuale legislatura, continuare o meno a usare la forza della legge per imporre al popolo convinzioni antropologiche ed etiche che, secondo il principio di laicità dello Stato, dovrebbero invece essere lasciate alle valutazioni di ciascuno e al maturare di un dialogo di esclusivo appannaggio della società italiana».
Il titolo della lettera aperta a tutte le forze politiche è, non a caso, Scegliere il noi contro la cultura dello scarto: «Urge soprattutto che diventi preoccupazione assoluta e assillante di ogni politica il baratro demografico verso cui il Paese sta precipitando, che travolgerà l’intero sistema di welfare. Le leve legislative e di governo dovranno poi suonare finalmente – si conclude – sullo spartito della sussidiarietà, che è stato via via del tutto ammutolito e sacrificato in nome delle varie emergenze». Suscita «stupore e rammarico», per esempio, il fatto che il decreto Aiuti-bis «riduce di ben 630 milioni lo stanziamento a favore delle famiglie deprimendo quanto stanziato per l’assegno unico». Perciò si chiede «che già in sede di conversione di tale decreto il Parlamento attui ogni misura per escludere qualsiasi riduzione delle già modeste somme previste per le famiglie e anticipi sotto il segno della sussidiarietà le riforme necessarie all’istituto in questione, affinché sia effettivamente fruibile senza gli appesantimenti amministrativi e i costi collaterali che lo hanno precluso a troppe famiglie italiane».
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