L’Epifania del Signore in un’omelia siriaca del VI secolo. Nelle acque della misericordia

di Manuel Nin

Una raccolta siriaca del VI secolo contiene una breve omelia sull’Epifania. Non commenta esplicitamente testi biblici, ma passa in rassegna i temi dell’Epifania ed elenca i benefici della celebrazione: “Sia benedetto l’Altissimo che, nella sua grazia, ci ha fatti degni di queste sante feste, affinché con le nostre lodi e i nostri canti diventiamo compagni degli angeli. Sia benedetto colui che soppianta le feste alle feste, le assemblee alle assemblee, e traccia nuovi sentieri affinché ci cammini la stirpe dei fedeli. Infatti al posto della feste degli idoli, ecco la nostra umanità che celebra le feste di Dio. Al posto delle assemblee dissolute che radunavano i demoni nel mondo, ecco le assemblee della temperanza che dappertutto raduna lo Spirito di Dio. Al posto dei cammini per cui la nostra natura umana correva verso gli idoli scolpiti, Cristo prepara nuovi cammini ai fedeli affinché per essi loro arrivino al luogo delle prosperità”.
Un’omelia dello stesso manoscritto per il Natale indica che è stata pronunciata dal “superiore del monastero per i monaci e i fedeli accorsi al monastero per la festa del Natale”. Quella sull’Epifania si colloca nello stesso contesto. E l’accorrere dei fedeli viene subito esplicitato: “Perché oggi Cristo esce verso il deserto incontro a Giovanni Battista. Allo stesso modo i fedeli, suoi discepoli, lasciano le loro case e accorrono verso i solitari. E mentre il Signore va al Giordano, loro corrono verso i monaci. Al posto di colui che non ha bisogno di essere battezzato, ecco coloro che corrono per essere purificati dal battesimo della preghiera. Al posto di colui che china il capo davanti a Giovanni, ecco coloro che chinano il capo alla destra dei suoi discepoli. Al posto di colui che ubbidisce al profeta da lui stesso mandato ci sono quelli che ubbidiscono alla voce della sua parola e corrono verso i loro fratelli e i loro figli come verso padri più grandi di loro”.
Il testo accosta poi le due feste di Natale e dell’Epifania e accenna al tema della festa come manifestazione di Cristo agli uomini, che sgorga dalla voce del Padre e dalla testimonianza di Giovanni: “Nella prima festa lui nacque dal grembo, ma nella festa odierna si manifesta nel battesimo. Il Signore degli uomini era nascosto agli uomini benché fosse in mezzo a loro, e oggi è stato rivelato dalla voce del Padre, dalla venuta dello Spirito e dall’annuncio di Giovanni. Oggi la sposa ha riconosciuto il suo sposo; ha riconosciuto colui di cui ha sentito parlare Giovanni quando glielo mostrò col dito: Ecco l’Agnello di Dio”.
L’uscita verso il deserto porta i fedeli non più all’incontro con Giovanni bensì all’incontro con Cristo stesso che perdona loro i peccati e fa loro dono dello Spirito Santo: “Oggi coloro che sono venuti invece di Giovanni il servo hanno trovato Gesù il Signore di tutto. Loro correvano verso il profeta, e hanno trovato il Signore dei profeti. Sono venuti verso il Battista per ricevere la remissione dei peccati, e hanno trovato colui che con la remissione dei peccati dà anche la santità dello Spirito. Si è rivelato nascosto nel grembo e si è manifestato oggi nel battesimo. La Vergine lo ha generato, essendo lui generato, ed il battesimo lo ha generato, benché non fosse necessario. Ha abitato il grembo e in esso è stato formato come neonato e ha formato noi come nuova creazione. È sceso nel battesimo, ha effuso lo Spirito e ci ha generati figli di Dio”.
Noi tutti quindi – continua il testo – onoriamo con amore questo Signore mite che si è fatto conoscere in questi modi per vivificarci. Accorriamo verso colui che venne verso di noi. Accorriamo in ogni momento verso il perdono del pentimento. Santifichiamo la nostra anima nel desiderio di colui che ci santifica nelle acque della sua misericordia. Laviamoci da tutti i nostri mali e mostriamoci nella purezza”. Il testo si conclude con un’esortazione a vivere e camminare nella luce che viene da Cristo: “Mostratevi nella luce nelle cose buone, affinché tutti noi siamo guidati dalla luce alla luce. Cioè dalla luce delle opere alla luce spirituale del regno di Cristo, per essere tutti noi degni della grazia e della misericordia di Gesù”.

(©L’Osservatore Romano 5 gennaio 2014)