Le cento Chiese delle nostre vacanze

di Roberto Beretta | vinonuovo.it
Di fronte alle differenze che vediamo passando da una parrocchia all’altra, dove la Chiesa è una? Che cosa la costituisce davvero nella sua essenza “cattolica” e cosa è invece relativo?

Una ma cattolica, cioè universale: che copre tutto il mondo, che va bene per ogni cultura, che è adatta a tutti gli individui. Nel mistero che proclamiamo della Chiesa mi sembra ci sia anche questo, una cosa che agli uomini non riesce praticamente mai: essere se stessa e nello stesso tempo andare bene per tutti, essere una sola e insieme coprire qualunque molteplice… Adesso che vengono le vacanze e un poco di più si viaggia e ci si sposta, è forse più facile cogliere l’estrema diversità che caratterizza l’apparente unanimità della “catholica”.

Direi anzi che c’è addirittura una Chiesa per ogni prete, per ogni credente in giro per il globo. Io – nello spazio limitato delle mie ferie (e vi assicuro che non sono un baciapile tutti i giorni in chiesa…) – sto incontrando il sacerdote capellone e coi sandali ai piedi (bravo predicatore, però) e quello che siede volentieri su un gigantesco trono dorato davanti all’altare; il fedele che viene a messa letteralmente a piedi nudi e quella che si ingioiella come se uscisse per l’happy hour; la suora indiana che dopo una strofa del canto d’ingresso è già scesa di due toni e la vecchietta sorda che canta “Resta con noi” quasi fosse una litania siciliana…

Tutti costoro sono Chiesa, come e non meno di me. Del resto, se anche la prendiamo diacronicamente, la faccenda non si mostra con un lato diverso; e anche questo è un esercizio che viene facile durante le ferie: c’è la chiesa barocchissima, stracolma di ori e di arzigogoli, e c’è la cappellina di campagna che odora di muffa più che d’incenso; c’è la lugubre Madonna vestita di paramenti neri come una vedova al funerale e c’è il Cristo femmineo che svolazza in un affresco circondato da angioletti; c’è l’altare “decorato” da un ventilatore e un sestetto di candelabri con la lampadina a risparmio energetico (sic!) e c’è la processione con la banda che attraversa il paesino mentre la gente guarda in ciabatte dai balconi…

Questa è l’immagine della Chiesa “santa e apostolica” che noi incontriamo concretamente, e che confrontiamo con la nostra in cui abitiamo di norma, vedendone magari in modo comparativo pregi e difetti. Ma qual è tra esse quella “vera”? Chi ne rappresenta meglio il mistero? Non lo sappiamo. Non c’è alcuna garanzia, infatti, che dietro un certo abito o una determinata scenografia si reciti con più verità la parte della fede. Ognuno semplicemente interpreta un pezzetto del suo interesse per Cristo, o almeno cerca di farlo nel modo che gli sembra più fedele (ma non sarà solo quello che ha imparato? Oppure quello che gli è più congeniale?); e non di rado ciò che l’uno sente come particolare “indispensabile” al cristianesimo, per l’altro è invece discutibilissimo se non addirittura da respingersi. Dove la Chiesa è “una”? Che cosa la costituisce davvero nella sua essenza “cattolica” e che cosa è invece relativo?

Uso di proposito tale aggettivo, che negli ultimi anni ha evocato una sorta di “male assoluto” tra i credenti ben avvertiti. Ebbene, se relativismo significa programmatica e assoluta assenza di una verità – inconoscibile però con pienezza ai singoli, qui e ora – allora ci siamo. Ma per il resto, nella concretezza dei fenomeni e nell’inculturazione del tempo e dello spazio, non esiste forse realtà più “relativista” della Chiesa “cattolica”. Anzi, è proprio questa universalità libera, accogliente, a tratti disordinata, questa “cattolicità” che la costringe a essere quanto mai mutevole e flessibile; ovviamente a parte l’essenziale (ma cos’è davvero l’essenziale?). E’ un insegnamento che dovremmo tener presente anche nelle molte diatribe che agitano il corpo del cristianesimo italiano e non solo: la maggior parte del modo in cui ci raffiguriamo la Chiesa non è l’unum necessarium di cui al Vangelo di domenica (“Marta, Marta, tu ti agiti per molte cose, ma una sola è necessaria”…). Forse non è un caso che il rito ce lo proponga proprio in questo periodo. E buone vacanze a tutti!