L’esortazione del Papa è stata “a continuare l’impegno profuso” a favore di tali realtà. “Il vostro soccorso nelle nazioni più colpite può rispondere a necessità primarie, specialmente dei più piccoli e deboli, come dei molti giovani tentati di abbandonare la patria d’origine”. La pace deve essere “coltivata a più mani”, ha spiegato Francesco ricordando il pellegrinaggio che a fine maggio lo ha portato in Terra Santa e poi l’incontro di preghiera per la pace e l’ulivo piantato nei Giardini Vaticani l’8 giugno scorso, con i presidenti israeliano Peres e palestinese Abbas, alla presenza del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.
“Chi si impegna a coltivare la pace – ha aggiunto – non deve però dimenticare che la crescita dipende dal vero Agricoltore che è Dio”. Citando anche il caso della Romania, Francesco ha sottolineato che “le Comunità Orientali sono presenti in tutto il mondo”. “Voi – ha detto agli enti che partecipano alla Roaco – cercate di portare sollievo e sostegno ovunque ai numerosi profughi e rifugiati, restituendo dignità e sicurezza, col dovuto rispetto per la loro identità e libertà religiosa”. Da Francesco, infine, un grande incoraggiamento “per la formazione delle nuove generazioni e degli educatori” e l’invito a dare “priorità” alla famiglia, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth e in vista del prossimo Sinodo dei vescovi.