L’affetto di noi preti più forte degli scandali

MAURIZIO PATRICIELLO  – avvenire
 Ci saranno anche i giovani delle nostre parrocchie domenica in piazza San Pietro.
  Vanno dal Papa per un bisogno del cuore. In questi mesi lo scandalo di alcuni fratelli sacerdoti affetti dalla patologia della pedofilia, ha portato la Chiesa sulle prime pagine dei giornali. Alcuni nemici della Chiesa – pur non essendo nemica di nessuno, essa ne annovera diversi –, hanno infangato quanto più potevano preti e vescovi, cercando di coinvolgere anche il Papa. Abbiamo sofferto. A Malta il Santo Padre si è commosso davanti ad alcune vittime di abusi sessuali dei preti. Con lui ha pianto la Chiesa tutta. Come Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. Come Gesù nella notte senza luci e senza amici che precedette il giorno terribile della morte. Pianse Gesù, non poteva non piangere il suo Vicario in terra ascoltando le tristissime storie raccontate da chi conobbe il sapore amaro del tradimento. Dolce e delicato sempre, Benedetto XVI, come Gesù, è stato irremovibile e severissimo con chi scandalizza gli innocenti.
  Penso che il Papa sappia bene, mentre tanti sembrano dimenticarlo, che di questo morbo la scienza conosce tanto poco e ancor meno ne sanno i comuni mortali; che queste persone di certo non guariscono tenendole qualche anno rinchiuse in carcere. Occorre investire senza badare a spese per capire cosa scatti nelle loro menti insane allorché un infante ne sconvolge la libidine.
  Certa stampa non è stata imparziale e ha voluto pescare nel torbido. A volte – diciamolo – è stata proprio ingiusta nei confronti di migliaia di innocenti sacerdoti sparsi per il mondo a seminare il bene. Abbiamo sofferto e pregato. Abbiamo portato la croce. Con il Papa e con la Chiesa. Ma non vogliamo chiudere gli occhi. Il problema esiste e occorre prenderne atto. Tanti pedofili, a nostra insaputa, sono in mezzo a noi e torneranno a colpire ancora. Alcuni, anzi, non hanno mai smesso di colpire. Portano dentro un disordine, un dramma che essi stessi non riescono a capire, ma hanno il terrore di chiedere aiuto. Sono carnefici, è vero. Insidiosi e incomprensibili, ma fanno anche tanta pena, perché vittime di un morbo resistente a ogni cura. Il clima di caccia alle streghe li isola ancora di più dalla società, lasciandoli prigionieri dei loro incubi. Che ne vogliamo fare? Come aiutarli seriamente? Dove curarli? La Chiesa si fa carico dei suoi figli che hanno commesso questi obbrobri. Le vittime dei preti trovano una qualche forma di giustizia – piccola, niente e nessuno potrà mai risarcire adeguatamente il danno ricevuto –, ma chi ebbe la sciagura di cadere nelle grinfie di un pedofilo laico – intellettuale o analfabeta, parente o sconosciuto, poco importa – da chi mai potrà ricevere le scuse?
  I preti domenica a Roma non saranno molti, perché nelle parrocchie loro affidate stanno celebrando e confessando; confortando e consigliando. Ma pur se assenti, essi vogliono far giungere al Papa la loro voce e il loro affetto. «Padre Santo, vogliamo chiedere perdono a tutti per i nostri confratelli che non seppero custodire l’immenso dono ricevuto. Ma chiediamo perdono anche a te, Santità.
  Ogniqualvolta facciamo di testa nostra convinti di essere più incisivi.
  Quando per i mille impegni dimentichiamo che nostro primo compito è ringiovanire ogni giorno l’amicizia e l’intimità con Gesù.
  Quando il Vangelo non troneggia sulla pila di libri pronta per esser letta. Quando la Parola che annunciamo non ci brucia le labbra e non ci tormenta il cuore. Quando dimentichiamo di essere solamente inutili servi. Padre Santo noi ti amiamo. Confermaci nella fede, o dolce nostro Cristo in terra».