La siccità in Italia e i «peccati capitali» nella gestione dell’acqua

Si chiamano NBS (Nature Based Solution) le soluzioni, ispirate a «quello che la natura ha sempre fatto», da attuare prontamente per allontanare lo spettro della siccità che oggi minaccia anche il nostro Paese. Occorre «rinaturalizzare e ripristinare il funzionamento ecologico dei fiumi»; proteggere suolo, foreste e zone umide; «ridare centralità alle Autorità di Bacino perché ci sia una regia unica che programmi gli usi dell’acqua in base alla reale situazione della risorsa e alle priorità, in un’ottica di adattamento ai cambiamenti climatici»; «rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente evitando utilizzi ormai impropri o obsoleti, come per la neve artificiale»; sconfiggere lo spreco d’acqua e incentivarne il risparmio. È questa la ricetta proposta dal WWF, che in un comunicato odierno invita ad «intervenire sui tanti errori fatti nella gestione dell’acqua» di fronte alla crisi climatica.

La parola “siccità” «evoca paure che pensavamo di aver domato. Ma non è così», si legge nella nota. «La gravissima crisi climatica in atto ha tolto il velo ad una situazione insostenibile che è indispensabile affrontare con decisione. L’Italia è un Paese che ha fatto dell’acqua un triste esempio della propria incapacità di gestire con intelligenza un bene cruciale per la nostra stessa sopravvivenza e per il nostro benessere. Nonostante gli allarmi continui del mondo scientifico non abbiamo imparato a rispettare i sistemi naturali che la conservano, la trattengono e la rendono disponibile per l’uso umano, aiutandoci ad adattarci a cambiamenti che ormai fanno parte della nostra quotidianità. L’abbiamo commerciata, rubata, inquinata, sprecata, ed ora siamo costretti a inseguire un’emergenza che si avvita su sé stessa».

Il comunicato del WWF enuclea una lista di «peccati capitali», errori di gestione del più importante bene comune compiuti dal nostro Paese ai quali occorre presto metter mano con lungimiranza.

«L’acqua prioritaria». Nella classifica d’importanza della destinazione idrica, bisogna garantire in via prioritaria «l’acqua da bere, per l’uso civile, per la produzione di cibo, per mantenere il funzionamento ecologico degli ecosistemi», riducendo o evitando usi che non possiamo permetterci, come per esempio l’innevamento artificiale.

«L’acqua sprecata». La rete idrica italiana è un colabrodo e circa il 42% dell’acqua immessa in rete non arriva ai rubinetti delle case. E poi c’è il problema del consumo, con gli italiani che «consumano, ma forse sarebbe meglio dire “sprecano”, più acqua di tutti gli europei».

«L’acqua prosciugata». In Italia i corsi d’acqua sono stati «canalizzati e cementificati, dragati e sbarrati», denuncia il WWF; «sono state ridotte le aree naturali di esondazione, distrutte le fasce riparie costituite da boschi e zone umide, che creano quella vitale “spugna” che favorisce la ritenzione delle acque e la ricarica delle falde durante le piene, rilasciandola progressivamente durante i periodi di siccità e contribuendo ad attenuare gli effetti straordinari dei cambiamenti climatici. Come se non bastasse abbiamo bonificato e cancellato il 66% delle zone umide, cruciali per i servizi ecosistemi che garantiscono e per mitigare gli effetti nefasti della crisi climatica».

«L’acqua inquinata». L’acqua inquinata è, molto semplicemente, acqua non disponibile. L’Ispra, informa il WWF, ha trovato 299 sostanze inquinanti nelle acque di superficie e di falda indagate.

«L’acqua salata». L’acqua di mare non è potabile ed è anche dannosa per l’agricoltura. La siccità provoca l’abbassamento dei corsi d’acqua e la risalita delle acque marine dalle foci, con ripercussioni gravi sulle coltivazioni limitrofe.