LA SFIDA DELL’ISTRUZIONE Corsi di italiano, lezioni di musica, Dad Da Torino a Napoli, le scuole “aperte”

Non si arresta il flusso di alunni ucraini inseriti nelle scuole italiane. Stando agli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, finora ne sono stati accolti 2.570 al ritmo di circa 200 al giorno. «Abbiamo garantito loro le vaccinazioni di base come quella contro la polio o il morbillo che sono un altro segno vero di solidarietà – spiega il ministro Patrizio Bianchi – poi facciamo i tamponi e mettiamo a disposizione anche la possibilità di fare il vaccino per il Covid. Inoltre, abbiamo dato risorse anche per il supporto linguistico. Finora sono state coinvolte soprattutto le scuole dell’infanzia ma adesso arriveranno in seconda battuta anche ragazzi più grandi». E qualcuno è già arrivato. Come Anton, 15 anni, che da venerdì frequenta l’istituto professionale “Birago” di Torino. Giunto in Italia con la madre e la sorella di 10 anni, che sta seguendo le lezioni online in collegamento con la propria classe in Ucraina (il padre è rimasto in Russia a lavorare), Anton è stato accolto a scuola dal sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo. «In Italia sto bene – dice il giovane migrante – . Ho nuovi amici, fatto nuovi incontri. È molto bello e sto imparando la lingua. In Italia il cibo è molto buono ma l’italiano è difficile. Al momento parlo inglese, capisco l’italiano ma non lo parlo. Tornare in Ucraina? Non lo so, forse fra un anno, due», risponde Anton. Al Secondo Circolo Didattico di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, questa settimana sono arrivati altri quattro bambini provenienti dalle zone dei combattimenti, che portano a dodici il totale degli alunni ucraini inseriti nelle scuole del territorio. «La scuola sta spalancando loro porte, braccia e cuori – sottolinea la dirigente scolastica Antonella La Pietra –. Mi piace anche molto l’accoglienza che tutti i genitori stanno proponendo». A Somma Vesuviana sono tante le famiglie disposte ad aprire la propria casa a chi scappa dalla guerra. «Stanno dimostrando grande solidarietà », dice, con orgoglio, il sindaco Salvatore Di Sarno. «Siamo un piccolo paese – aggiunge – ma alle bombe rispondiamo con l’accoglienza, la scuola e soprattutto cercando di dare ai bambini la possibilità di dimenticare i suoni della guerra. Nelle nostre scuole ascolteranno il suono della musica, che è simbolo di pace e della campanella, che è segno di quella socializzazione in cui vogliamo credere».

Da venerdì anche l’istituto comprensivo “Antonino Caponnetto” di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze (1.200 alunni, dall’infanzia alle medie inferiori, di cui almeno 150 di famiglie straniere), ha un amico in più. Il nuovo arrivato ha 11 anni ed è stato inserito in quinta elementare. «È molto scosso», dice la preside Maria Luisa Rainaldi, che con la famiglia e le mediatrici culturali sta lavorando per aiutare il ragazzo a superare il forte stress provocato dai bombardamenti e dal faticoso viaggio verso la salvezza. «Il padre è rimasto in Ucraina a combattere e questo lo spaventa moltissimo», aggiunge la dirigente scolastica. Nei prossimi giorni, a Bagno a Ripoli arriverà anche un ragazzo più grande, di terza media, che però continuerà a seguire le lezioni a distanza, collegandosi con la propria classe in Ucraina. «Sta studiando per gli esami finali», conclude Rainaldi.

Per sostenere le scuole che accolgono gli alunni stranieri e, in questa fase, in modo particolare quelli provenienti dall’Ucraina, il ministero dell’Istruzione ha diffuso i nuovi “Orientamenti interculturali”, per una scuola che «sia sempre più in grado di accogliere, di includere e di educare alla multiculturalità», si legge in una nota di viale Trastevere. Una comunità educante che, però, deve fare i conti con una serie di problematiche (dalla necessità di mediatori culturali e psicologi, al coordinamento tra le istituzioni sul territorio), su cui pone l’accento il presidente nazionale di DirigentiScuola, Attilio Fratta: «Abbiamo accolto con la massima solidarietà i bambini e i ragazzi che sono scappati da questo terribile conflitto, così come accogliamo chi arriva da qualsiasi parte del mondo – spiega il preside –. Facciamo però in modo adesso che ci siano gli strumenti affinché la didattica possa proseguire al meglio per tutti».

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Sono già 2.570 i piccoli ucraini accolti nelle classi del nostro Paese. Ecco i progetti messi in campo (e le difficoltà da superare)

A sinistra: corsi di italiano per i piccoli profughi ucraini ospitati dal comune di Castenaso, vicino a Bologna

A destra: altri bimbi a Casa Monluè, un centro di accoglienza milanese