La parrocchia va in vacanza

C’era un tempo in cui ai primi calori d’estate si spandeva ovunque per l’aria l’odore carico della campagna e se giravi lo sguardo nell’orizzonte appena fuori dell’abitato notavi la fatica della mietitura, della trebbiatura, negli assolati campi di grano, tra contadini che sconoscevano le previsioni del meteo, delle temperature, del tempo… C’era caldo e basta! Curvi sulla terra, falce alla mano, appena un fazzoletto sul capo o un rudimentale cappello…

Passarono mesi, passarono anni e al lavoro manuale dei contadini e degli animali si sostituì quello delle macchine, per gli spostamenti, la mietitura, la trebbiatura. Poi venne il tempo del boom economico, anni Sessanta, Settanta, e ci si affrettò ad abbandonare i campi: i borghi divennero paesi, i paesi divennero paesoni, le piccole città divennero grandi città e… tutti vissero felici e contenti di aver abbandonato il faticoso, umiliante e improduttivo lavoro dei campi.

Passeggiata di un gruppo giovanile al lago di San Bernolfo, Vinadio
 (Cn). Foto di CENSI.
Passeggiata di un gruppo giovanile al lago di San Bernolfo, Vinadio (Cn). Foto di CENSI.

Arriviamo ai nostri tempi in cui c’è qualche timido ritorno alla campagna, ma non come lavoro faticoso, bensì come riposo… di fine settimana. In tale evoluzione “a fisarmonica” del rapporto con i campi e il lavoro manuale, la parrocchia ha subito inevitabilmente dei cambiamenti e si è trovata a rapportarsi con gente del posto, villeggianti, forestieri, stranieri, contadini, professionisti; e le forme di religiosità popolare (processioni, novene…) in alcune comunità sono scomparse, in altre hanno subito un ridimensionamento.

La parrocchia d’estate, diremmo, amico lettore, si è trovata quasi in vacanza, ad allargare le mura, a pensare e organizzare diversamente, a guardare oltre il proprio ristretto orizzonte, oltre i recinti conosciuti e abituali di borghi e città. Si è trovata a fare, consapevolmente o inconsapevolmente, una pastorale nuova che dà vita alla poesia della migrazione e della peregrinazione. In estate la parrocchia apre le sue porte fino a raggiungere luoghi lontani dal fascino particolare, al mare o in montagna, nella consapevolezza che il “relativamente nuovo” può aiutare a conoscere e a crescere nello spirito e nella fede.

Si sono così raggruppati man mano attorno alla parrocchia uomini e donne dalle idealità spiccate, dai desideri puri, dalle prospettive serene, dalla volontà di condivisione e di aiuto reciproco in forme nuove e varie, tra i ragazzi, gli anziani, le persone in difficoltà.

Campi scuola, grest, corsi di aggiornamento o di spiritualità, pellegrinaggi, viaggi programmati e svolti con modalità particolare che ti fanno andare oltre i monumenti e le opere d’arte, ti aiutano a vedere, toccare e sognare il piccolo e grande mondo. Si risentono le parole del grande vescovo brasiliano Hélder Câmara: «Beati coloro che sognano, porteranno speranze a molti cuori e correranno il rischio di vedere il loro sogno realizzato». Realizzato anzitutto in sé stessi e poi in quelli che stanno gomito a gomito con te.

C’è una comunità parrocchiale che si dà, ogni anno, un impegno estivo: portare e guidare giovani disabili nell’isola d’Elba; sulle spiagge o nel verde delle colline; c’è un’altra comunità parrocchiale che ogni anno si reca a Santiago: giovani dai 20 ai 30 anni guidati dal parroco; un’altra ancora che va in pellegrinaggio in Turchia toccando i più antichi monasteri della Chiesa armena e la valle di Goreme; ci sono le comunità che organizzano il grest sulla scia del biblico libro di Ester e sulla sua figura: schede, canzoni, giochi e preghiere scandiscono un percorso in venti capitoli che aiuta a scoprire la felicità e il senso della vita. Tante altre poi svolgono il grest per i ragazzi sul posto o nelle vicinanze dei paesi e delle città. Che dire poi delle settimane di silenzio o di meditazione nei luoghi più sacri e suggestivi dell’Italia? Camaldoli, La Verna, Vallombrosa, Subiaco, Monte Oliveto Maggiore, i Sacri Monti di Varallo, i santuari di Caravaggio, di Loreto, di Pompei, di Tindari… diventano punti di riferimento per giovani e meno giovani alla ricerca di silenzio, preghiera, riposo, studio. Si risentono le parole di Benedetto XVI nel suo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali: «Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci».

È quanto l’estate ci propone in questo alternarsi di silenzio e di rumore, di isolamento e di piacevole compagnia comunitaria, di riflessione su di sé e di arricchimento sull’esperienza degli altri. Con lo sguardo alto verso
Cristo nostro Salvatore.

Vincenzo Arnone

vita pastorale luglio 2012