La fede è gioia da testimoniare e raccontare: fra stand, video e incontri si è svolto l’incontro diocesano dei giovani


Dopo una settimana che sa di primavera, domenica mattina l’aria è fredda e il cielo si incupisce. Mentre celebro la Messa a Reggio, vedo dalle vetrate della chiesa che comincia a piovere. Accidenti, come faremo oggi che siamo all’aperto? Io e ed Emanuele arriviamo a Sassuolo con il cielo ancora cupo, ma con qualche schiarita ogni tanto, speriamo bene. All’Oratorio don Bosco alle due è tutto un via vai di giovani indaffarati. I tecnici fanno le prove dei suoni dal palco allestito nel campo; altri montano gli stands lottando con il vento che vuole portare via tutto; gli artisti di strada e i ragazzi della BandaBum si mettono nel cortile a truccarsi e prepararsi, don Alessandro chiamato da tutti di qua e di là trova cinque minuti per offrirci un caffè. Che strana sensazione: vedere tutti affaccendati per una GMG e non aver nulla da fare. Mentre osserviamo dalla panchina arriva una ragazza del Coordinamento Giovani di Sassuolo che ci offre un po’ di gnocco appena fritto. Beh l’accoglienza a Sassuolo non niente male!
Ci portiamo verso “piazza piccola”, mentre cominciano ad arrivare i giovani dalle varie zone della Diocesi. Ci accolgono alcuni ragazzi con degli adesivi su cui scrivere i “pesci d’aprile” per appiccicarli alla schiena degli amici. Alcuni messaggi sono simpatici, a volte scanzonati, alcuni davvero belli e geniali. Tre animatori di Castellarano cominciano a scaldare l’ambiente accogliendo i vari gruppi e coinvolgendoli in una girandola di giochi. Poi si parte, guidati dai ragazzi della BandaBum, il gruppo di percussioni nato dai ragazzini del don Bosco, che con i loro tamburi scandiscono il ritmo dei passi. Si va all’Oratorio!
Lì erano stati allestiti diversi stands che proponevano attività, esperienze, interazioni, curiosità e … cibo (gli ultimi i più gettonati, naturalmente). Alle 18 inizia il momento di preghiera animato dal coro dei giovani e dall’Istituto diocesano di Musica e Liturgia. Il vescovo Adriano propone una riflessione inusuale: partendo da diversi episodi della sua vita, racconta il suo percorso alla ricerca della gioia. Inizia dall’incontro con il Papa Benedetto, poi la fuga da (e il ritorno a) casa a dieci anni, poi gli anni del seminario, la passione per la musica, la scelta di fare il prete e infine quel bagno, nelle piscine a Lourdes, fatto al posto della mamma ormai gravemente malata. Racconta di come senta la preghiera della mamma viva e presente nella sua vita e come gli sia sostegno nell’affrontare le difficoltà. I giovani sono colpiti da questo linguaggio insolito. I vescovi normalmente predicano, insegnano. Adriano invece racconta, narra la sua vita in pochi flash che lasciano il segno. Gli occhi dei giovani non lo mollano un istante.
Segue un video che descrive come nasce uno strumento musicale. Protagonista Desiderio, liutaio di Parma che racconta come quel legno fu un maestoso abete un giorno nel bosco, ma solo una volta abbattuto e levigato dalla durezza degli strumenti nelle sue mani è diventato capace di cantare e offrire le sue note.
È poi la volta di Nek, che ci colpisce con il suo sorriso e la sua determinazione nell’affermare la propria fede. In un ambiente non proprio facile per un credente, quello della musica di successo, racconta di come non perda occasione di testimoniare il suo amore a Gesù, incontrando spesso sorrisi di compatimento. “Però quando gli altri cantanti sono nei guai, mi arriva il messaggino con scritto: beato te che hai la fede!”. Ma la fede è una conquista, che richiede decisione e forza. Racconta dei suoi anni da ragazzo e delle interminabili partite a calcio in quel campetto polveroso dove siamo seduti. Racconta dei suoi incontri e delle esperienze che l’hanno fatto crescere e finalmente, incalzato dalla richiesta dei giovani, prende la chitarra e improvvisa un fuori programma cantando il suo ultimo successo: … e la vita rimane la cosa più bella che ho!
L’entusiasmo si accende e si starebbe lì ancora ora a lasciarsi accarezzare dalla sua voce calda e potente. Un vento freddo ci ha sferzati tutto il pomeriggio, ma adesso nessuno sembra più accorgersene. Sono ormai le otto, il tempo di mangiare qualcosa e riprendere la musica di alcuni gruppi giovanili che si alternano sul palco. Si è in chiusura, i ragazzi cominciano a sciamare, alcuni sono venuti da lontano, da Guastalla e dalla montagna (un eroico gruppetto da Fonatanaluccia!), dalla val d’Enza e dal Crostolo. Restano i ragazzi del coordinamento di Sassuolo, stanchi, ma sorridenti, a commentare una giornata da leoni. Don Alessandro è sempre indaffarato a portare i tavoli dentro l’Oratorio e i giovani con lui: c’è un oratorio immenso da risistemare. Saluto una ragazza che non ha più un fil di voce, ma il suo sorriso racconta giovinezza e felicità. Davvero in gamba questi giovani, chissà perché continuiamo a pensarli una generazione da divano e playstation. Se trovi la miccia e li accendi, divampano. Grazie del vostro bel fuoco che oggi ci ha scaldato il cuore.
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