La difficoltà c’è ma si può superare

I bambini con bisogni educativi speciali sono intelligenti come gli altri. Anche di più. Ma non tutti imparano alla stessa velocità

Popotus è cambiato perché ci tiene a essere letto da quanti più bambini possibile. Con questa nuova veste grafica spera di facilitare i bambini che hanno bisogni educativi speciali (la sigla è Bes) e disturbi dell’apprendimento (la sigla è Dsa). Popotus ha chiesto a Bruno Spinetoli, che è un neuropsichiatra, di spiegare di cosa si tratta.

«I Bes non sono una malattia e neppure un disturbo. Sono una difficoltà e, quindi, sono anche superabili». Rientrano in questa categoria i bambini di origini straniere che hanno ancora difficoltà con la nostra lingua.

Oppure bambini italianissimi ma che vivono in una condizione svantaggiata: «Proprio così. Pensate, per esempio, a chi ha dovuto passare molto tempo in ospedale senza frequentare la scuola. Oppure – spiega il professore – gli alunni un po’ più lenti nell’imparare. Non bisogna dimenticare mai che la lettura è un processo di apprendimento e non tutti procedono con lo stesso ritmo». E poi ci sono i bambini che vivono in condizioni svantaggiate, in famiglie che non possono o non riescono a seguirli, oppure che non considerano lo studio una priorità. La scuola, però, non dovrebbe lasciare indietro nessuno: se si rincorre solo la programmazione finisce che al traguardo arriva solo chi procede spedito. «Già. E poi c’è un altro problema.

Oggi, il mondo passa attraverso gli occhi. Ma il video, che ormai non è più solo la televisione, mentre dà a chi guarda l’illusione di aver compreso, in realtà non permette alle informazioni di fissarsi nella memoria.

Quindi quelle informazioni, quelle conoscenze vanno perse». Tutt’altro sono la lettura e la scrittura: più scrivo e leggo, più sono in grado di pensare e di avere consapevolezza del mio pensiero.

«Soprattutto, la lettura richiede tempo. La velocità, al contrario, non favorisce l’apprendimento. Però ci tengo a chiarire una cosa. I bambini Bes non sono disabili intellettivi, sono intelligenti come gli altri, magari di più. Hanno solo bisogno di condizioni più favorevoli perché questo emerga». E poi ci sono i bambini Dsa, con disturbi dell’apprendimento: «Disturbi settoriali, per la precisione, dove siamo in presenza della compromissione di alcune funzioni strumentali. Anche in questo caso – precisa Spinetoli – il quoziente d’intelligenza è adeguato e il problema può riguardare, per esempio, il movimento degli occhi, che può non essere efficiente». Succede con la dislessia, quando si confondono le lettere.

«Non bisogna mai confondere il disturbo con la persona. Un bambino può avere una difficoltà ma non per questo deve essere escluso da un percorso di apprendimento. So quello che dico – conclude il neuropsichiatra – perché anch’io sono dislessico e pure disgrafico!»