LA CHIESA SA ANCORA PARLARE AI GIOVANI? Lettera a Famiglia Cristiana

Un giovane lettore, Gianluca, scrive a Famiglia Cristiana chiedendo come mai la Chiesa in Italia pare non punti molto sui giovani. La risposta del direttore, don Antonio Rizzolo

Sono un giovane cattolico praticante, abito in Molise e ho fatto un po’ di esperienza nei vari gruppi giovani della parrocchia. Noto come nel corso degli anni c’è stato un abbandono mostruoso della Chiesa da parte degli adolescenti e questo mi rattrista non poco. Ma questo abbandono parte da prima, infatti anche i quarantenni iniziano a essere sempre di meno. Lo so che negli altri Paesi la situazione è ancor più tragica, tipo in Germania, ma io penso che, se si va avanti di questo passo, noi italiani li raggiungeremo.

Oltre che di diversi gruppi parrocchiali, faccio parte anche della pastorale giovanile della mia diocesi e frequento attivamente gli incontri mensili. Facendo questo cammino ho avuto la possibilità e la fortuna di partecipare alle Gmg11 e Gmg16, quindi sia a Madrid sia a Cracovia. Queste esperienze sono state fantastiche e ho potuto conoscere nuove culture e altre realtà di fede.

Sono stato doppiamente fortunato, perché oltre ai giorni propri delle Gmg ho partecipato anche ai giorni nelle diocesi (a Siviglia e a Lublino) antecedenti alla Gmg vera e propria. Mi ha colpito specialmente quest’ultima, perché siamo stati accolti nelle case delle famiglie polacche come se fossimo figli, nonostante fossimo perfetti sconosciuti. Lì ho visto che la loro fede è molto più forte della nostra per il loro atteggiamento fortemente credente, specialmente nei giovani. Prima di partire ero convinto del contrario, visto che in Italia c’è il Vaticano. Stando lì ho scoperto che fanno molte attività per i giovani, di più rispetto alle nostre.

Quello che vorrei chiedere è per quale motivo la Chiesa italiana, almeno così mi sembra, non sta puntando molto sui giovani, che rappresentano il futuro. So che in Polonia a inizio giugno c’è sempre un incontro nazionale per i giovani cattolici di tutte le associazioni (Lednica2000), anche in Croazia a fine aprile c’è stato il decimo incontro dei giovani. Ecco allora la seconda domanda: come mai non si organizza un incontro nazionale giovanile italiano con una cadenza regolare, ogni anno, oppure nell’anno prima della Gmg (a prescindere dalla presenza del Papa)? C’è stato l’incontro del 2007 a Loreto, ma sto aspettando che se ne faccia uno nuovo, visto che sono passati ormai 10 anni. So che qualche organizzazione fa degli incontri mondiali per i giovani (tipo il Sermig, che ha tenuto l’ultimo a metà maggio a Padova), comunque anche qui si fanno dopo un bel po’ d’anni (3-4). Non sarebbe il caso di farli con una frequenza maggiore e una cadenza regolare, visto la sempre maggiore secolarizzazione dei giovani? Sono comunque contento che nell’ottobre 2018 ci sarà il Sinodo dei giovani.

GIANLUCA

Caro Gianluca, grazie per la tua lettera, che mi permette di aprire una riflessione su un tema fondamentale, sul quale invito i lettori a intervenire. A volte sembra che la Chiesa non sia più in grado di parlare ai giovani. Sembra che la fede e la vita cristiana non siano più di loro interesse. Molti si allontanano dalla pratica religiosa, non solo i giovani in senso stretto, ma anche i quarantenni. Non è certamente il Vangelo a essere diventato antiquato, siamo noi adulti che non siamo più capaci di dialogare con le nuove generazioni, di trasmettere la gioia della fede, dell’incontro con Cristo. Ovviamente si tratta di una generalizzazione, perché ci sono anche tanti esempi positivi di giovani credenti che vivono da cristiani autentici. Lo stesso papa Francesco, peraltro, piace molto anche ai giovani, sa intercettare i loro desideri e le loro attese. Come sapeva fare in particolare san Giovanni Paolo II, l’inventore delle Gmg.

A proposito di grandi raduni giovanili, sia a livello mondiale sia nazionale, le tue domande, caro Gianluca, sono molto interessanti. Alla prima rispondo che, in realtà, la Chiesa italiana non sta trascurando i giovani. C’è anche un Ufficio nazionale per la pastorale giovanile, che tu conosci certamente, visto che sei inserito nella Pastorale giovanile diocesana. Molte sono le iniziative, non solo formative, che la Conferenza episcopale italiana e le singole diocesi portano avanti a favore dei giovani. In particolare so che si sta lavorando a un progetto che prevede una serie di pellegrinaggi per la prossima estate, in vista del Sinodo 2018 dedicato ai giovani.

Secondo me, tuttavia, i grandi raduni non bastano per coinvolgerli e far loro sperimentare la gioia dello stare insieme uniti in Cristo. È necessario qualcosa di più quotidiano, che dia continuità a ciò che si è sperimentato negli appuntamenti internazionali o nazionali. Non che questi non servano o non siano importanti. Spesso sono necessari per dare una scossa, per aprire la mente e il cuore di tanti ragazzi. Molti di coloro che hanno partecipato alle Gmg possono testimoniare di aver toccato con mano la gioia e la bellezza della nostra fede. Sono nate anche forti amicizie e incontri che sono sfociati in una vita insieme unita dal sacramento del matrimonio. Tuttavia, ripeto, la vita cristiana non è fatta solo di questi momenti intensi e straordinari. Si manifesta piuttosto nella vita di ogni giorno, nelle scelte fatte in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro, nel rapporto con gli altri. È nella quotidianità che noi dimostriamo di essere cristiani. Ed è nella quotidianità che i nostri giovani chiedono a noi adulti una testimonianza di autenticità, che dimostri che essere cristiani porta alla felicità, a una vita piena, nonostante le difficoltà e le sofferenze che, comunque, non mancano mai. Io penso che la difficoltà vera nel dialogare con le nuove generazioni è che la generazione adulta ha talvolta perso di vista il cuore della fede cristiana, l’amore a Dio e al prossimo che Gesù ci dona. Noi adulti siamo troppo freddi, cinici, formalisti, troppo poco credibili per poter parlare alle nuove generazioni trasmettendo la gioia di essere cristiani. Magari saranno i giovani stessi, che dovrebbero essere i protagonisti del prossimo Sinodo, a dare a tutti una scossa perché riprendiamo con speranza e coraggio a vivere da cristiani veri, innamorati di Cristo, testimoni credibili del suo Vangelo.