Islam e cristianesimo insieme «Testimoni contro le guerre»

«Testimoni contro le guerre»

 
“Mi sembra che sia venuto il momento” per cristiani e musulmani di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, contro la violenza e le guerre”. Benedetto XVI riassume così durante l’udienza generale uno degli elementi più significativi del viaggio in Libano, dove è voluto andare “come un padre” che “incoraggia” i suoi figli. Un viaggio che si è svolto mentre i paesi arabi venivano infiammati da manifestazioni contro un film su Maometto, spesso in chiave antioccidentale o antiamericana. E con il conflitto siriano che continua a falciare vite umane e accrescere il numero dei profughi. Citando l’incontro con “le autorità musulmane”, la mattina di sabato nel palazzo presidenziale, Benedetto XVI ha spiegato che è stata la “costante e partecipe presenza” di esponenti musulmani durante la tre giorni libanese che gli “ha dato modo di lanciare un messaggio di dialogo e di collaborazione tra cristianesimo e islam” e ha commentato: “il mondo ha oggi bisogno” di questo tipo di “segni chiari e forti”, e il Libano, “è, è stato e deve continuare ad essere un esempio per i Paesi arabi e per il resto del mondo”.

Di fatto a Beiurt gli Hezbollah hanno aspettato che il Papa fosse partito per svolgere una manifestazione contro il video su Maometto considerato offensivo, e il mondo musulmano ha davvero accolto Benedetto XVI con attenzione e rispetto e con gli stessi sentimenti ha ricevuto il testo della Esortazione “Ecclesia in Medio oriente”. È proprio nella Esortazione, che Papa Ratzinger ha consegnato personalmente in copie autografate di suo pugno a tutti i leader islamici, che si trova la spiegazione della possibilità di questa alleanza di pace tra islamici e cristiani, come anche con gli ebrei.

Nel monoteismo, scrive in sostanza Benedetto XVI nel testo conclusivo del sinodo per il Medio Oriente, si trova la base teologica per la pace: “Questo dialogo, che non è precisamente dettato da considerazioni pragmatiche di ordine politico o sociale, poggia anzitutto su basi teologiche che interpellano la fede”; “ebrei, cristiani e musulmani credono in un Dio uno, creatore di tutti gli uomini. Possano gli ebrei, i cristiani e i musulmani riscoprire uno dei desideri divini, quello dell’unità e dell’armonia della famiglia umana”, possano vedere “nell’altro credente un fratello da rispettare ed amare” e “invece di essere strumentalizzati in conflitti reiterati e ingiustificabili per un autentico credente, il riconoscimento di un Dio Uno può, se vissuto con cuore puro, contribuire notevolmente alla pace della regione e alla convivenza dei suoi abitanti”.

In un ulteriore passaggio della Esortazione Papa Ratzinger osserva come il rapporto tra cristiani e musulmani abbia “spesso assunto la forma della controversia dottrinale” come “purtroppo queste differenze dottrinali sono servite come pretesto agli uni e agli altri per giustificare, in nome della religione, pratiche di intolleranza, di discriminazione, di emarginazione e persino di persecuzione”. Invece in Libano l’incontro con i capi musulmani “si è svolto in uno spirito di dialogo e di benevolenza reciproca”, Benedetto XVI ne “ringrazia Dio”, come anche dopo aver visto in Libano “giovani cristiani e musulmani fare festa in grande armonia” e averli “spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra.

La concordia e la riconciliazione – ha commentato il Papa, devono essere più forti delle spinte di morte”. Se il mondo islamico la pensa come il Papa, questo viaggio in Medio Oriente rappresenterà senz’altro una svolta nelle relazioni tra cattolici e islamici e una pietra importante sulla strada della pacificazione.

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