Iran. Impiccati altri due ventenni. Gli avvocati: «Negato il diritto alla difesa»

I due giovani avevano preso parte alle proteste nel Paese ed erano stati condannati per la morte di un miliziano, avvenuta il 3 novembre. I legali: impedito di vedere la famiglia prima dell’esecuzione
Proteste contro il regime iraniano in Turchia, nel dicembre scorso

Proteste contro il regime iraniano in Turchia, nel dicembre scorso – Reuters

Continua la repressione dei giovani in Iran. Questa mattina all’alba altri due ventenni sono stati impiccati dopo essere stati giudicati colpevoli di aver ucciso un paramilitare nelle proteste scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini.

“Mohammad Mahdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, i principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian, sono stati impiccati questa mattina” di sabato, ha riferito il sito Mizan Online. I due avevano rispettivamente 22 e 26 anni.

I due uomini sono stati accusati di aver ucciso Ajamian, membro della milizia Bassidji, legata ai Guardiani della Rivoluzione, l’esercito ideologico dell’Iran. I fatti risalgono al 3 novembre scorso e sono avvenuti a Karaj, a ovest di Teheran. Il tribunale di primo grado ha condannato a morte i due uomini il 4 dicembre e il 3 gennaio la Corte suprema iraniana ha confermato le sentenze respingendo il ricorso.

I due facevano parte di un gruppo di 16 persone arrestate per l’uccisione del paramilitare: cinque sono stati condannati a morte e altri 11, tra cui tre minorenni, hanno ricevuto lunghe pene detentive, fino a 25 anni. Tutti loro avevano preso parte a una cerimonia in occasione del 40esimo giorno dall’uccisione di un altro manifestante, Hadis Najafir, da parte delle forze di sicurezza. Altri due giovani condannati, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, sono già stati impiccati.

L’avvocato di uno dei due giovani impiccati questa mattina, Mohammad Mahdi Karami, ha detto che il suo assistito è stato privato del diritto alla difesa. Secondo il legale, Mohammadhossein Aghassi, Karami aveva iniziato uno sciopero della fame in carcere per protestare contro il “rifiuto della mia richiesta di averti come mio avvocato”, come gli aveva annunciato lo stesso 22enne in una telefonata dalla prigione in cui era rinchiuso. L’avvocato ha riferito inoltre che a Karami non è stato permesso di vedere la famiglia un’ultima volta prima dell’esecuzione.

Anche l’avvocato del secondo impiccato, Ali Mojtahedzadeh, ha denunciato sui social che “per quanto riguarda la loro esecuzione, non c’è spazio per una discussione legale, in quanto sono stati privati del diritto minimo di scegliersi un avvocato”.

Unione Europea “sconvolta” dalle esecuzioni

L’Unione Europea è “sconvolta” dalle esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini. Nabila Massrali, portavoce del capo della diplomazia europea Josep Borrell, denuncia in una nota il “nuovo segnale di repressione violenta delle manifestazioni” ed “esorta nuovamente le autorità iraniane a mettere termine immediatamente alla pratica altamente riprovevole di pronunciare ed eseguire condanne a morte contro i manifestanti”, nonché ad “annullare senza indugio le recenti condanne a morte già pronunciate nell’ambito delle manifestazioni e a garantire giusto processo a tutti i detenuti”. Si fa “appello all’Iran affinché rispetti rigorosamente gli obblighi sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte. I diritti fondamentali, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, devono essere rispettati in ogni circostanza”.

Anche da Hollywood appello all’Iran, “Fermate le esecuzioni”

Cate Blanchett, Jason Momoa, Samuel L. Jackson, Jada Pinkett Smith e Bryan Cranston sono tra gli oltre 50 esponenti dell’industria cinematografica e dello spettacolo che hanno partecipato ad un appello all’Iran perché fermi le esecuzioni di partecipanti alle proteste. Lo scrive l’Hollywood Reporter.

In un videomessaggio prodotto e realizzato dalla sceneggiatrice Nicole Najafi, dalla regista e produttrice Ana Lily Amirpour e dall’attrice Mozhan Marnò, tutte irano-americane, gli attori ed altri esponenti dello showbusiness americano appaiono in immagini in cui mostrano il cartello con l’hashtag #StopExecutionsinIran.

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