In vacanza «liberiamo» l’inventiva di creare solidarietà e condivisione

Avvenire

Fratel Michael Davide Semeraro, monaco benedettino dal 1983, da un anno e responsabile all’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa (in Valle di Susa) e, nelle settimane scorse, è stato eletto priore. Lo abbiamo incontrato per chiedergli come vivere bene, dal punto di vista spirituale, il periodo della vacanza.

«Dopo due anni di pandemia, di costrizioni e di restrizioni – afferma fratel MichaelDavide – tra la gente c’è un grande desiderio di vacanze che indica il bisogno di riposare e anche di viaggiare; un bisogno che ci appartiene come umani, visto che non siamo una specie sedentaria e che da sempre c’è in noi il desiderio di scoprire, di andare oltre. Siamo animali girovaghi che si spostano. Martin Buber diceva: “l’uomo è in cammino”».

Un bisogno che percepite anche qui, all’abbazia?

Alle porte del monastero bussano persone in cammino lungo le vie dei pellegrinaggi verso Santiago di Compostela o Roma. Ma parlando di vacanze oggi c’è voglia di interrompere costrizioni, lavoro, attività concrete. Ciascuno dice a sé stesso: «non sono solo “l’homo faber” ma posso anche essere “homo festivus”». Una dimensione che le religioni hanno reso fruibile a tutti mentre un tempo apparteneva solo ai ricchi. Gli schiavi, infatti, non disponevano di vacanze. È stato il ritmo delle feste religiose a dare anche ai poveri il diritto alla festa; le religioni sono state un elemento di emancipazione, di umanità. Gesù stesso dice ai suoi discepoli: venite in disparte e riposatevi un po’.

C’è dunque un significato cristiano della vacanza?

È giusto chiederci come evangelizzare questo desiderio umano. L’elemento evangelico sta proprio nel tenere a mente che tanti non possono permettersi le vacanze perché vivono la costrizione, a volte perpetua, della povertà o della malattia. Siamo quindi invitati vivere questo periodo con gratitudine e umiltà. La pandemia ci ha ricordato che alcuni diritti che pensavamo acquisiti (vacanza compresa) in realtà non sono tali e che è quindi necessario riflettere sui doveri condivisi. I cristiani, dice la lettera a Diogneto, sono come tutti gli altri: mangiano, dormono, lavorano, ci sposano ecc.; la differenza evangelica sta nel senso di gratitudine, nella consapevolezza che altri non hanno le cose di cui noi disponiamo. Andiamo pure in vacanza, quindi, riposiamoci, divertiamoci, sentiamoci liberi ma pensiamo a quanti non possono godere di tutto questo. E liberiamo l’inventiva e la capacità di creare spazi di solidarietà e condivisione.

C’è chi si chiede se sia giusto pensare alle vacanze quando un pezzo di mondo è esploso e anche quello sotto i nostri piedi rischia di saltare in aria…

Dobbiamo essere equilibrati. Gesù , nel Vangelo, non prende mai posizioni ideologiche. È vero; siamo in una situazione a rischio, c’è tanta gente in difficoltà, c’è la guerra non solo in Ucraina ma in tante parti del mondo. Ciascuno si chieda: posso fare qualcosa per alleviare anche di poco la vita di qualcun altro, visto che ritengo importante alleviare un po’ la mia? In fondo noi siamo tra i privilegiati della terra; non si tratta quindi di fare gli ideologi, negando le vacanze a noi o ad altri ma di diventare sapienti. E la sapienza unita alla fantasia e alla carità aprono possibilità di condividere, di aiutare gli altri. Ho in mente tanti piccoli esempi come quello dei genitori che invitano l’amico o il compagno di scuola del proprio figlio (nato in una famiglia meno fortunata) a trascorrere insieme un periodo di vacanza.

Lei è qui da un anno e di recente è stato eletto priore dell’Abbazia di Novalesa, in una terra di confine che vede transitare migranti provenienti dal sud del mondo e dalla rotta balcanica. In questa fase storica tormenta qual è il senso della presenza monastica?

Alla porta del monastero bussano persone di vario tipo e, come diceva San Benedetto, dobbiamo accoglierle riconoscendo in loro la persona del Cristo. Il monastero cerca di salvaguardare il senso della trascendenza che dà alle esperienze della nostra vita una nota di relatività e, al contempo, di assoluto. Questo, per usare un termine moderno, è molto terapeutico. E’ proprio il senso della relatività a permetterci di recuperare il senso dell’Assoluto. Oggi non mancano motivi per essere angosciati ma ne abbiamo altrettanti motivi per credere e sperare. Il monastero è un piccolo baluardo all’inondazione dell’angoscia; non perché i monaci non siano preoccupati, realisti e vivano in un mondo immaginario o fantasmagorico ma perché il rapporto nella preghiera con la trascendenza contestualizza gli eventi in un orizzonte talmente ampio che tutto si stempera. Questo è il nostro servizio. Davanti allo tsunami degli avvenimenti noi invitiamo alla calma ed è ciò che la gente sente passando in monastero e che chiama pace, armonia, serenità. E’ il frutto, il segno esteriore della capacità di stare sulla soglia di una differenza ed è il proprium della vita monastica.

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LO SPUNTO

L’estate tempo di giusto riposo ma ricordando che tanti non si possono permettere vacanze Fratel Semeraro è il priore dell’abbazia di Novalesa: il monastero è un piccolo baluardo all’inondazione dell’angoscia