In un tempo buio la speranza viene da ragione e fede

IL VERO BENE DELL’UOMO DAVANTI ALLA CRISI
CARLO CARDIA
 A voler usare soltanto la ragione, la nostra è un’epoca nella quale ci si può smarrire. La crisi economica dell’Occidente, endemica e periodicamente drammatica, provoca un’insicurezza che coinvolge Stati e nazioni, si insinua nella coscienza delle persone. Nessuno oggi può costruire il proprio futuro con qualche certezza di traguardi e risultati. Fuori dell’Occidente aumentano le tragedie di popolazioni intere, strette da un sottosviluppo lancinante, prede di guerre e di mali che ne insidiano l’esistenza, a volte per furori etnici e antireligiosi che hanno riaperto il libro dei martiri un po’ dovunque. Dentro i singoli Paesi, compreso il nostro, si insinuano altre inquietudini, diminuisce la fiducia nella capacità di reagire, una critica corrosiva muove da dati reali, ma parziali, per intaccare la credibilità di ogni istituzione o progettualità.
  Forse oggi non sappiamo dove stiamo andando, non sappiamo quali siano le basi per edificare qualcosa di affidabile, avvertiamo i segni di una decadenza profonda. Eppure, proprio in questi momenti, non rari nella storia umana, si ha bisogno di qualche certezza che, insieme ed oltre la ragione, dia forza all’uomo, permetta di vedere una luce da seguire. Mai come oggi constatiamo l’unità della creazione, perché le azioni che compiamo in una parte del mondo si ripercuotono su ogni angolo della Terra, e verifichiamo la verità delle parole di Genesi
 con le quali Dio affida all’uomo il frutto della sua opera, perché la governi con la ragione rivolta al bene. Le azioni dell’uomo sono individuali e collettive, e tutte sono responsabili dell’equilibrio che si determina tra il bene e il male. Questo è un punto che si stenta a riconoscere, convinti che l’interesse personale è una cosa, il benessere collettivo è un altro, e si può perseguire il primo senza pensare al secondo. Ma l’intima unione che esiste tra le colpe individuali e le conseguenze sociali sono sotto gli occhi di tutti. Però, manca un collegamento che le ideologie razionaliste hanno voluto spezzare nell’epoca contemporanea. Perché, se affidiamo ogni scelta al puro calcolo razionale, ciascuno può farlo secondo la propria convenienza, e viene meno il significato trascendente dell’agire umano.
  Se invece fondiamo il nostro comportamento su regole stabili, che hanno una radice eterna, la coscienza ne resta coinvolta. «Chi opprime il povero offende il suo creatore», ricordano i
 Proverbi
  (14, 31), aggiungono che «dalla propria malvagità è travolto l’empio» (14,32), mentre «la giustizia fa onore a una nazione ma il peccato segna il declino dei popoli» (14,34). Possiamo dire onestamente che oggi ci sia spazio, nella sfera privata e pubblica, per principi che dovrebbero avere applicazione coerente nella vita di tutti i giorni? Certamente no, se si pensa ai disastri economici e ambientali che egoismi di Stato, grandi società, o singoli individui, riescono a provocare nel mondo. E possiamo dire che l’uomo si senta vincolato al rispetto della vita, sostenendo quella che nasce e quella che è in pericolo (cioè, degli esseri più deboli), mentre stanno dilagando leggi, e costumi, che lasciano al singolo di decidere secondo il proprio tornaconto dell’esistenza altrui?
  Tutti i giorni registriamo altre conseguenze dello smarrimento che ci avvolge, quando si parla della fragilità delle nuove generazioni, del loro perdersi dietro desideri effimeri (la cui insoddisfazione può generare tragedie), o del fallimento di tante famiglie, persone, che non reggono alle difficoltà quotidiane, alla solitudine, all’ingiustizia subita. Ma è possibile dare risposte a questo stillicidio di tragedie e fallimenti del nostro tempo soltanto con parametri psicologici e sociologici, o non è vero che è venuta meno la consapevolezza che è necessaria una diversa costruzione dell’essere umano che dia più forza e speranza in sé stessi e nel futuro? Il testo biblico è ricco di inviti alla saggezza, alla prudenza, alla purezza di cuore, ma anche alle conseguenze della malvagità, perché «l’uomo perverso produce la sciagura, sulle sue labbra c’è come un fuoco ardente» ( Prov .,
 16, 27), mentre «la strada degli uomini retti è evitare il male, conserva la vita chi controlla la sua via» ( Prov .,
 16, 17).
  Sono alcune tra le insistenti, e ragionevolissime, indicazioni bibliche perché l’uomo strutturi sé stesso e la società sulla base di rettitudine e giustizia.
  Ma se tutto ciò è dimenticato, omesso, dichiarato inutile per il vero bene dell’uomo, l’insicurezza che ci sta invadendo, togliendoci ogni fiducia, aumenterà di continuo. La speranza può fiorire se innalzeremo il valore della ragione fondandola sulle parole eterne della fede che sono state pronunciate, e scritte, da secoli.
 avvenire 14 luglio 2010