In questa Domenica di Passione. Il nome stesso di Dio è pace

In questa Domenica di Passione, sentiamo con ancor maggiore partecipazione il dramma del popolo ucraino, costretto all’esilio, sottoposto ai bombardamenti e alle violenze di ogni genere. La guerra è terribile, perché sfugge dal controllo di chi l’ha promossa e – come un fuoco – si allarga in modo incontrollabile. Papa Francesco ha dichiarato: «L’unico modo di vincere una guerra è non farla». E ha veramente ragione. Sono abbastanza anziano per ricordare il dolore della Seconda guerra mondiale, che colpì il mio ambiente familiare: le stragi, la fame e le violenze che si abbatterono su popolazioni povere e inermi. Grande fu la sofferenza che lasciò tracce profonde anche dopo la fine del conflitto. Ogni conflitto lascia un’eredità dolorosa. Allora si sognò che quella sarebbe stata l’ultima guerra. Ma venne la guerra fredda. Poi, con il 1989, abbiamo sognato un ordine nuovo di pace e democrazia. E oggi ci troviamo a fare i conti con una nuova guerra in Europa. Ci sentiamo impotenti di fronte alla furia dei combattimenti e dei bombardamenti.

Ma noi cristiani non possiamo accettare la guerra, anche se ci sembra di poter far poco. Non possiamo accettare questa guerra fratricida – anzi, addirittura «gemellicida», come è stato scritto su questa prima pagina di “Avvenire” – che coinvolge due nazioni che hanno tanto in comune, a partire dalle radici cristiane, anche se hanno sviluppato personalità nazionali distinte. «Non dobbiamo abituarci alla guerra», ha detto ancora papa Francesco. Non accettare la guerra è pregare e agire, senz’altre armi, per la pace. La preghiera è anche una protesta per la violenza del conflitto, ma soprattutto la richiesta al Signore della storia che ci dia il gran dono della pace. Giorgio La Pira, vero uomo di pace, di azione profetica per la pace, scriveva: «Il Signore ci aiuti: anche l’orazione – anzi l’orazione in primo luogo – è una immensa forza storica che inserisce nelle radici delle nazioni una virtù infinita di speranza e di pace. Dio è Padre e un Padre non può che vedere una sola cosa: la pace e l’amore fra i suoi figli…».

Per questo continuiamo, con fede e insistenza, a pregare per la pace! Non ci si può rassegnare a che la guerra si incancrenisca per mesi o per anni in Ucraina, come in altre parti del mondo, mentre muoiono tanti uomini e donne e bambini.

Preghiamo per quella pace a cui non rinunceremo mai, non vergognandoci di affermare che la pace è il nostro ideale supremo, perché la pace è il nome stesso del Signore nostro. Ma anche lottiamo per la pace attraverso la solidarietà operosa verso gli ucraini in patria e i rifugiati. L’accoglienza offerta dagli italiani è un segno eloquente del nostro popolo che sa aprire il cuore a stranieri divenuti fratelli. Dobbiamo continuare a essere solidali, con tutti i profughi e con ogni perseguitato, perché questo impegno è già costruzione di un mondo diverso e in pace. Dobbiamo gettare ponti e aprire strade nuove di rapporto tra i popoli e le nazioni perché la pace si fa solo camminando insieme.

In questa Domenica delle Palme, in cui ascoltiamo il Vangelo della Passione, volgiamo il nostro sguardo al Signore crocifisso, pregando per tutti quelli che sono caduti in guerra, ucraini e russi, per quanti sono morti per la violenza. Il Signore dia presto la pace!

Gualtiero Bassetti è cardinale, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, presidente della Cei